Ribaldone (Fondazione Cannavò): "Con l’aggiornamento si difende la professione"
04 NOV -
Pharmafad: uno strumento che i farmacisti continuano ad apprezzare. Lo ribadisce Felice Ribaldone, componente del Comitato Centrale della Fofi e coordinatore scientifico di Pharmafad della Fondazione Cannavò.
Dottor Ribaldone, l’esperienza Pharmafad è cresciuta in questi anni, tanto che dal primo anno, il 2008, al 2010 le iscrizioni sono passate da circa 14 mila a oltre 18 mila. Dunque, questo strumento piace ai farmacisti.
Sicuramente sono dati importanti, anche se nell’ultimo anno si è registrato un piccolo calo delle iscrizioni come conseguenza, ritengo, di un certo sentimento di disaffezione all’intero sistema Ecm.
Può spiegarsi meglio?
Credo che il punto più critico sia stato il passaggio dall’accreditamento degli eventi all’accreditamento dei provider che, come era giusto, avrebbe dovuto ulteriormente moralizzare il sistema ma che, nei fatti, ha portato a una iper burocratizzazione e in una regolamentazione esasperata ma priva di controlli che ha scoraggiato i provider ma anche i professionisti. In questo contesto, infatti, la raccolta dei crediti ha perso di significato, anche se i professionisti sono ancora interessati a migliorare le loro cognizioni. Sotto questo aspetto, la Fondazione Cannavò vuole essere uno stimolo, individuando con Pharmafad tematiche di particolare interesse ma anche stimolando i colleghi che vivono in aree più isolate e che avrebbero difficoltà a raggiungere le sedi di corsi di formazione organizzati sul territorio.
Il problema è dunque più l’Ecm come istituzione che non come principio.
Esattamente. Sono anche convinto che un sano sistema Ecm debba offrire diverse opportunità e modalità di aggiornamento, per questo con Pharmafad non vogliamo esaurire il debito formativo di 50 crediti (Pharmafad ne assegna 20, ndr), perché siamo convinti che anche gli Ordini provinciali e le sedi universitarie periferiche debbano impegnarsi nel campo della formazione post lauream, anche allo scopo di avvicinare la formazione a quelle che sono le esigenze locali.
Come vengono selezionate le tematiche del corso Pharmafad?
Cerchiamo di individuare gli argomenti di maggiore interesse e attualità. Quelli a cui il farmacista deve rispondere ogni giorno. L’omeopatia, che è parte del programma della nuova edizione, ne è la dimostrazione. Due anni fa, inoltre, abbiamo invitato gli iscritti al corso a esprimere le loro preferenze formative sulla base delle quali realizzare i programmi delle successive edizioni. Abbiamo ricevuto ben 800 risposte, che ci hanno permesso di stilare una lista di argomenti e di avere un quadro più chiaro di quella che è oggi la professione. Ad esempio ci chiedono approfondimenti sui farmaci innovativi, sugli integratori, sulle medicine alternative ma, essendo il farmacista anche l’interfaccia tra il farmaco e il cittadino, ci chiedono anche di approfondire quale ruolo il farmacista possa avere per individuare i bisogni dei cittadini e quali risposte offrire. Ricordiamo, peraltro, che soprattutto nei giorni festivi, la farmacia è l’unico presidio per la salute sul territorio. Saper fornire le risposte adeguate ai piccoli disturbi, significa quindi garantire ai cittadini un primo soccorso anche quando gli studi medici sono chiusi e significa decongestionare i Pronto soccorso, dove altrimenti il cittadino sarebbe costretto ad accedere. Un’altra area importante è quella dei farmaci da banco, che sono comunque farmaci ed è quindi compito del farmacista istruire i cittadini a un loro corretto utilizzo.
Chi sono i docenti Pharmafad?
Sono eccellenze del mondo universitario, ospedaliero e della professione, ciascuno scelto a seconda della specificità del tema da trattare.
Il decremento delle iscrizioni a Pharmafad è stato comunque esiguo. Questo strumento quindi si conferma apprezzato dai farmacisti?
Certamente. Ma è un andamento di cui tenere conto, che stimola la stessa Fondazione Cannavò a migliorare la qualità del corso affinché sappia ancora rispondere alle esigenze dei farmacisti che, come detto, non sono più i crediti, ma l’interesse e la voglia di accrescere le proprie competenze professionali.
04 novembre 2011
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