Salute Mentale. Via la contenzione meccanica entro il 2023. Ecco il testo dell’Accordo
di L.F.
Il provvedimento come annunciato dal Ministro della Salute, Roberto Speranza è stato inviato alle Regioni e ai Comuni per un primo esame. Previsto il superamento della contenzione meccanica nell’arco di un triennio seguendo 7 raccomandazioni per far calare il sipario su una pratica che produce “esiti psicofisici negativi” e può portare anche al decesso. IL TESTO
29 GIU - Via la contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale entro il 2023. È questo l’obiettivo della bozza di accordo messa a punto dal Ministero della Salute e che, come
annunciato dal Ministro Roberto Speranza, è stata inviata alle Regioni e ai Comuni per essere approvato in Conferenza Unificata..
La bozza, che siamo in grado di pubblicare contiene al suo interno un documento con le raccomandazioni da seguire per arrivare all’obiettivo di promuovere il “definitivo superamento della contenzione meccanica in tutti luoghi della salute mentale in un triennio”.
Nel testo si evidenzia come nei servizi Dsm la “contenzione è pratica diffusa, a volte routinaria anche se sommersa” e anche se dati recenti non sono disponibili “le ultime rilevazioni disponibili evidenziano che l’85% degli SPDC fa ricorso alla contenzione e che questa si accompagna di norma ad altre limitazioni della libertà personale” come la porta chiusa, le perquisizioni e le spoliazioni delle persone al momento del ricovero e perfino dei familiari in visita.
Ma soprattutto ormai è acclarato che la contenzione meccanica, in particolare se prolungata, “produce esiti psicofisici negativi: organi e funzioni possono essere danneggiati direttamente dalla pressione o dal mal posizionamento del mezzo di contenzione. In letteratura sono descritte abrasioni della cute, compressione dei nervi, ischemie di arti e organi. Inoltre l’immobilità può produrre tromboembolia polmonare, piaghe da decubito e uretriti per il ricorso all’uso del catetere quando una persona è legata. Gli esiti infausti arrivano fino alla morte”.
Nel documento si evidenzia come gli operatori ricorrano alla contenzione meccanica a causa “dell’aggressività minacciata o agita dal paziente verso se stesso o gli altri”. Inoltre frequentemente la giustificazione fornita è la carenza di personale ma come dice il Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti “Questa motivazione è fallace”. Dalle ricerche infatti emerge che le “variabili che più incidono sul ricorso alla contenzione sono la cultura, l’organizzazione dei servizi, l’atteggiamento degli operatori che rivestono un ruolo decisivo più della gravità dei pazienti e del loro profilo psicologico”.
Ecco perché il Ministero fornisce 7 raccomandazioni che dovranno essere adottate dalle Regioni.
- Attivare percorsi di riconoscimento delle pratiche limitative delle libertà personali
- Assumere iniziative per conoscere e monitorare la contenzione meccanica
- Garantire le attività di formazione a tutte le operatrici e gli operatori
- Rispettare i diritti e la dignità delle persone
- Organizzare servizi di salute mentale e di NPIA integrati, inclusivi e radicati nel territorio
- Garantire la qualità dei luoghi di cura e l’attraversabilità dei servizi
- Promuovere il lavoro di equipe e il lavoro in rete
L.F.
29 giugno 2021
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