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La Ricerca sanitaria dopo il Covid dovrà puntare su sinergia tra gli attori per ottimizzare le poche risorse e collaborazione pubblico-privato. Pronto il nuovo Programma nazionale

di L.F.

Sbarca all’attenzione delle Regioni il nuovo Programma nazionale della ricerca sanitaria (PNRS). Valutazione più attenta delle ricadute della ricerca e alla qualità dei progetti, maggiore interdisciplinaerità e sinergia tra i vari attori, più collaborazione pubblico-privato seguendo l’esempio del Covid e più chiarezza nei finanziamenti per evitare che un singolo progetto riceva fondi da più fonti. IL PIANO

15 GIU - La pandemia da Covid 19 ha cambiato tanti aspetti della nostra vita e ha fatto emergere una nuova vision della nostra sanità. E lo stesso dovrà valere anche per la Ricerca sanitaria. È da questo assunto che si muove il nuovo Programma nazionale della ricerca sanitaria (PNRS) appena trasmesso dal Ministero della Salute alle Regioni.
 
Il Piano in sostanza individua “le linee di indirizzo utili al potenziamento del sistema di ricerca, finalizzato al miglioramento della salute della popolazione, attraverso strategie di cura nonché di gestione ed organizzazione dei servizi sanitari e delle pratiche cliniche”.
 
Ma per “ottimizzare e potenziare l'utilizzo delle risorse dedicate alla ricerca sanitaria, occorre valorizzare una visione unitaria delle forze presenti nel SSN, nel mondo accademico e scientifico e a livello internazionale”.
 
E in questo senso l’impatto del Covid non potrà essere trascurato. “L'attuale periodo storico – spiega il Piano - ha comportato profondi cambiamenti difficilmente ignorabili: leggere gli insegnamenti è un esercizio etico utile a ciascuno, sia a livello sociale sia a livello personale. La pandemia da Covid-19 ha violentemente imposto di riflettere sulla salute come bene non solo individuale ma appartenente a tutta la comunità, e, pertanto, ha forzato ad essere consapevoli delle conseguenze che il comportamento di ciascuno ha sulla salute degli altri. La pandemia da Covid-19 ha posto in risalto l'importanza delle interconnessioni — tra persone, discipline e anche figure professionali — e ha evidenziato il valore aggiunto che esse comportano”.
 
“La pandemia – si legge nel documento - ha evidenziato la necessità di ricercare nuovi livelli di programmazione e di riflettere su ciò che sarà il Servizio sanitario nazionale, con particolare attenzione alla presa in carico anche territoriale, alla necessità di ripensare i ruoli della sanità, alle lacune del sistema, al concetto di appropriatezza e tempestività di risposta ai problemi”.
 
E in quest’ottica il documento evidenzia come “la Ricerca Sanitaria non è un'esclusiva del Ministero della salute. Sono molti gli attori che concorrono a produrre nuova conoscenza utile al miglioramento della cura e all'assistenza delle persone. Tuttavia, occorre che la ricerca promossa dal Ministero della salute e da tutti gli enti che partecipano al Servizio Sanitario Nazionale attraverso varie, iniziative e fonti di finanziamento, trovi un minimo comune denominatore, capace di contraddistinguerla rispetto alle altre”.
 
Fondamentale sarà quindi la governance per cui “il Servizio sanitario pubblico (regionale o nazionale) deve tenere conto, oltre che della corretta distribuzione delle risorse, anche delle opportune ricadute in termini d'impatto delle nuove conoscenze prodotte sulle pratiche cliniche e sul governo dell'innovazione. E' necessario che la ricerca scientifica, per quanto volta a esprimere liberamente tutta la propria creatività, sia in grado di rispondere alle esigenze reali che nascono nell'ambito del SSN, soprattutto quando riguarda l'adozione o la valutazione delle nuove tecnologie che vengono proposte”.
 
Particolare attenzione dovrà essere posta alla qualità dei progetti. “La gestione delle risorse dovrà essere garantita attraverso procedure di valutazione tecnico-scientifica delle proposte progettuali, sulla base della loro qualità metodologica e scientifica e dell'effettiva capacità innovativa, nonché la loro ricaduta nei diversi sistemi sanitari nazionale e/o regionali. ln pratica, ciò comporterà da un lato l'utilizzo della "peer review" e di sistemi che prevedano, quando possibile, il coinvolgimento, quando possibile, anche dei pazienti e dei "decision makers" e dall'altro la trasparenza sia sui percorsi e sulle valutazioni adottate, sia sui risultati ottenuti. ln tale ambito occorrerà individuare una metodologia trasparente, oggettiva in grado di selezionare le proposte progettuali già finanziate per selezionare quelle che presentano le maggiori opportunità di ricaduta nel prosieguo del percorso di ricerca”. Per questo “occorrerà comunque evitare che l'eventuale disponibilità finanziaria, dedicata ad aree specifiche, sia destinata al finanziamento di proposte progettuali di qualità non adeguata”.
 
Ottimizzare le poche risorse. Il Programma infatti rimarca come “in regime di scarsità di risorse economiche e di conseguente competizione per la loro acquisizione, è necessario conoscere, razionalizzare e disseminare le informazioni per i possibili finanziamenti. Sarebbe oltremodo auspicabile mettere in atto una strategia per evitare il finanziamento di uno stesso progetto con più fonti diverse a meno che i diversi finanziamenti non si integrino per la realizzazione di un progetto molto articolato con differenti finalità. A questo scopo è importante identificare chiaramente quale tipo di ricerca può essere finanziata dalle diverse fonti e quali siano le priorità in termini temporali, così da permettere la possibilità di ridiscutere l'allocazione delle risorse a fronte di risultati preliminari negativi”.
 
 
L’impatto del Covid. Il Programma evidenzia come “la recente esperienza, vissuta a seguito della pandemia da SARS-CoV-2 ha evidenziato due aspetti ulteriori nella definizione delle priorità della ricerca:
- Sebbene da diversi decenni è oramai evidente che in termini di impatto sulla salute pubblica è avvenuta la cosiddetta transizione epidemiologica, ovvero il passaggio ad una maggior rilevanza per la salute pubblica delle patologie non trasmissibili, in particolare quelle croniche, rispetto a quelle infettive, tuttavia per quest'ultime sono tutt'ora prioritari gli aspetti di sorveglianza sindromica e di monitoraggio.
-Dopo aver definito le priorità, è opportuna una visione di insieme tale da essere in grado, solo laddove sia realmente necessario, di proporre rapidamente un intervento volto a modificarle sulla base di nuove situazioni”.
 
“Dall'epidemia COVID-19 – prosegue il documento - abbiamo imparato che la conoscenza biologica e molecolare è unica e che, sempre più spesso, alcuni aspetti delle patologie sono interdisciplinari.Uno per tutti, l'infiammazione, associata all'infezione da SARS-CoV-2, presenta basi molecolari simili a quella osservabili in molte altre patologie non infettive. Si rende quindi necessario ampliare il concetto di disciplina specifica in concetti trasversali per meccanismi, di un parallelo con il campo emergente degli "agnostic treatments" e del riposizionamento dei farmaci”.
 
Ma fondamentale saranno anche le collaborazioni internazionali e pubblico/privato. “La ricerca sul COVID-19 ha visto un enorme rafforzamento delle collaborazioni internazionali che hanno permesso di mobilitare un numero enorme di strutture sanitarie, pazienti e volontari per gli studi clinici, consentendo di accorciare i tempi normalmente necessari per le sperimentazioni cliniche. Le collaborazioni internazionali pubblico/privati sono state fondamentali anche nella condivisione di proprietà intellettuali in diverse aree (dispositivi biomedici, intelligenza artificiale, modelli matematici, algoritmi, hardware, tecnologia blockchain, cloud computing, informatica quantistica e sicurezza). Sono stati seguiti nuove strategie di collaborazione e condivisione della proprietà intellettuale, consentendo di replicare i prodotti, inclusi software, forniture di base e apparecchiature mediche e protettive, farmaci antivirali, dispositivi medici. Grandi aziende digitali si sono impegnati a rendere la loro proprietà intellettuale disponibile per diagnosticare, prevenire, contenere e trattare il COVID19 attraverso l'iniziativa Open COVID Pledge. Alte grandi aziende hanno rapidamente convertito la loro produzione in dispositivi medici”.
 
L.F.

15 giugno 2021
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