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Assistenza sociale. Gli operatori del settore chiedono investimenti per un miliardo di euro per il varo di un Piano Sociale Nazionale

di Lorenzo Proia

La proposta in una lettera del presidente dell'Ordine degli assistenti sociali Gazzi alla ministra del Lavoro e Politiche sociali Catalfo. Obiettivo primario: avere come livello essenziale un assistente sociale ogni 3.000 abitanti dovunque in Italia. “Non tutto il Paese è uguale. Nessuno strumento, nemmeno il Reddito di cittadinanza, potrà raggiungere i suoi obiettivi di contrasto alla povertà se assieme ai trasferimenti non ci sono servizi, comunità e reti sociali. Il Piano Sociale Nazionale non sia libro di buone intenzioni”. LA LETTERA

15 OTT - “Un forte cambio di rotta, per chiederle di assumere quelle decisioni importanti che tutti noi attendiamo” è quanto richiedono dall’Ordine degli Assistenti Sociali con una lettera a firma del Presidente Gianmario Gazzi indirizzata alla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo in vista della prossima Legge di Bilancio: “la crisi pandemica e le conseguenze sulla tenuta economica – perché salute non significa soltanto assenza di malattia - hanno mostrato tutti i limiti di visione politica e gli errori di gestione che abbiamo commesso nei decenni passati nel campo della Sanità, ma anche delle Politiche Sociali. Errori lontani e più vicini. E così riaffiorano problemi già individuati e non valutati perché sommersi dall’euforia del pensare di aver trovato soluzioni a disagi vecchi come il mondo”, da qui l’appello affinché “il prossimo Piano Sociale Nazionale non finisca per essere un libro di buone intenzioni che rischiano di restare sulla carta”.

Gli Assistenti Sociali chiedono di definire “ora i livelli essenziali ai sensi della Legge 328 del 2000” e spiegano: “la situazione nei territori italiani è precaria, frammentata e incerta. Mancano professionisti e servizi sufficienti per contrastare la crisi pandemica, la povertà in aumento, la tutela dell’infanzia, l’assistenza alle persone non autosufficienti e la pianificazione e coprogettazione con Terzo Settore e comunità”.

“Non posso tacere – spiega Gazzi - il problema della precarietà che deriva dalla strutturazione a progetto di gran parte dei servizi e al turn over oramai ingestibile ancor più a fronte di una richiesta di integrazione sociosanitaria esponenziale. Quando parlo di livelli essenziali parlo di questo, perché Lei sa che non tutto il Paese è uguale. Ci sono regioni che devono essere messe in condizione di poter costruire e gestire i servizi sociali, tutte devono poterlo fare. Servono servizi strutturati che garantiscano ai cittadini ed ai professionisti una stabilità necessaria per rendere massima la resa degli interventi. Perché il Paese non riparte se non facendoci carico, tutti insieme, delle fragilità”.

Nessuno strumento, nemmeno il Reddito di cittadinanza, potrà raggiungere i suoi obiettivi di contrasto alla povertà se assieme ai trasferimenti non ci sono servizi, comunità e reti sociali. Noi assistenti sociali abbiamo fatto la nostra parte e tramite molti professionisti che lavorano coi progetti del RdC supportiamo centinaia di migliaia di persone. Ma lo abbiamo detto molti mesi fa e torniamo a dirlo ora che i dati lo confermano: c’è una povertà che non deriva dalla mancanza di lavoro e aver pensato di risolvere la prima con il secondo è e resta un errore. Abbiamo necessità di investimenti strutturali per garantire i percorsi per chi è più in difficoltà e non ha la possibilità (temporaneamente o per sempre) di essere inserito nel mercato del lavoro”, spiega ancora il Presidente degli Assistenti Sociali.

Le richieste
Gli Assistenti Sociali richiedono un ulteriore miliardo di euro, “per garantire diritti sociali a chi ne è escluso, per garantire i livelli essenziali oramai non procrastinabili”:

• servizio sociale professionale strutturato con un assistente sociale ogni 3000 abitanti dovunque in Italia,
• assistenza domiciliare per anziani, non autosufficienti e minorenni.

“Se si pensa che il Ministero della Salute soltanto per rinforzare l’assistenza territoriale ha stanziato 1,2 miliardi di euro, la cifra che le chiedo di investire - e che coprirebbe sia i servizi sociali di tutti gli ambiti che l’aumento delle ore di assistenza a persone non autosufficienti e minorenni – è più che ragionevole. Dopo la grande rivoluzione della Legge 328, è il momento di dare un segnale altrettanto storico”, concludono dall’Ordine.

Lorenzo Proia

15 ottobre 2020
© Riproduzione riservata
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