Autonomie. Fraccaro e Stefani: “Nessuna secessione dei ricchi”. Ma sui tempi e sul ruolo del Parlamento tra M5S e Lega la strada è irta di ostacoli
Il Ministro per i Rapporti col Parlamento e quello per gli Affari Regionali in due interviste distinte, rispettivamente alla Nuova Venezia e al Corriere della Sera, parlano del progetto autonomista dopo il Cdm in cui si è concluso l’iter tecnico. La visione generale sembra vedere d’accordo la maggioranza giallo-verde ma sui tempi di attuazione del processo autonomista e su quale ruolo debba avere il Parlamento (solo di ratifica o anche di proposta) non c’è ancora chiarezza.
16 FEB - “Stiamo portando avanti una riforma storica, in pochi mesi di Governo abbiamo già avviato il percorso per dare più autonomia ai territori che l'hanno chiesta. Con la Lega stiamo lavorando per un'intesa che sia ben scritta, pondera ta e destinata a durare nel tempo. È da decenni che le forze politiche parlano di regionalismo, con il M5S al Governo finalmente si passa ai fatti”. Così parla alla
Nuova Venezia il Ministro per i Rapporti con il Parlamento del M5S
Riccardo Fraccaro. Gli fa eco sul
Corriere della Sera il Ministro per gli Affari Regionali, la leghista
Erika Stefani: “Ieri si è ufficialmente chiusa la trattativa tecnica sull'autonomia. Ha richiesto 85 incontri serrati, alcuni dei quali durati otto ore. Abbiamo trattato su 23 materie per due Regioni e su 15 per l'Emilia. Abbiamo co struito la parte finanziaria e portato sul tavolo i temi chiusi. Ora, restano da affrontare alcuni nodi politici. Per dirla in un altro modo: abbiamo ben chiaro quello che si può fare, ora bisogna verificare quello che si vuole fare”.
Dalle due interviste sembra chiaro quindi che nella maggioranza c’è, almeno a parole, unità d’intenti sul progetto autonomista che vede protagoniste in questa primafase Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ma sui tempi e sul coinvolgimento del Parlamento la strada non sembra chiara.
“È intenzione del Governo – afferma Fraccaro - assicurare il più ampio coinvolgimento possibile del Parlamento, che deve certamente partecipare al processo di approvazione dell'intesa. Spetterà alle Camere indicare le forme e i modi che riterrà opportuno. Il percorso che immaginiamo prevede che, ben prima della ratifica, alle Camere venga sottoposta la bozza sulla quale deputati e senatori potranno esprimersi, fornendo indicazioni che il Governo e le Regioni si impegneranno a recepire”.
“Io penso che sia del tutto corretto – afferma la Stefani - che su un tema di questa portata ci sia un coinvolgimento del Parlamento. E sono assolutamente a disposizione perché questo coinvolgimento avvenga. Io non so se l'intesa sia emendabile: sono dell'opinione che non lo sia. È lo stesso tipo di questione che esiste per i trattati internazionali o per gli accordi con le confessioni religiose. Detto questo, se esistono interpretazioni giurisprudenziali diverse, siamo pronti ad ascoltarle”.
Detto ciò rimane il nodo dei tempi. Se infatti il Ministro grillino non ne fa menzione la Stefani pone dei paletti, soprattutto nei confronti di chi nel M5S vorrebbe far slittare le intese a dopo le europee: “Se questa fosse la volontà, credo non sarebbe leale. Tutti i temi del contratto di governo, anche i più complessi, li abbiamo sempre affrontati e poi risolti”.
Fraccaro poi accenna anche al tema della sanità. “È una materia che prevede già ampie competenze regionali – afferma Fraccaro - , con l'autonomia queste funzioni si rafforzeranno ma spetterà all'interlocuzione tra Stato e territori definirne con esattezza gli ambiti. Il rispetto della Costituzione è il faro da seguire per trasferire le funzioni alle Regioni tutelando le prerogative nazionali nell'assicurare la salute dei cittadini in tutto il Paese allo stesso modo”.
Mentre la Stefani smonta anche lo spauracchio che il finanziamento delle Regioni sarà sulla base del loro gettito. “È assolutamente falso. Credo sia un'opinione che nasce da chissà quale vecchio testo... Sulla base dell'impianto concordato con il MeF sarà chiaro che non è così: per le nuove competenze regionali si parte con la spesa storica il cui ammontare tè lo trattieni dalle tasse che raccogli. Per lo Stato, saldo zero”.
16 febbraio 2019
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