Regionalismo differenziato. Medici, Infermieri e Cittadini pronti a rivolgersi a Conte per evitare rischi per il Ssn
Riunti presso la sede romana della Fnomceo si sono ritorvati oggi medici, infermieri, Cittadinanzattiva e Coordinamento malati cronici per un confronto sulle ricadute dei progetti di autonomia differenziata in materia di tutela della salute. Preoccupazione unanime per la tenuta del Ssn in termini di equità e sostenibilità. La settimana prossima partirà una lettera congiunta al premier Giuseppe Conte
13 FEB - Il regionalismo differenziato preoccupa anche i pazienti. È quanto è emerso oggi da una riunione dei rappresentanti delle principali associazioni con quelli delle Federazioni degli Ordini di Medici e Infermieri, avvenuta a Roma presso la sede della Fnomceo.
“In particolare, - si legge in una nota della Fnomceo - le perplessità dei cittadini, condivise dai professionisti, si concentrano sul fatto che le intese sulle autonomie regionali costituirebbero una riforma imposta dall’alto, senza confrontarsi con i fruitori e con gli erogatori dei servizi”.
“È fondamentale che tutti i cittadini siano informati sui potenziali effetti di una autonomia differenziata – ha affermato
Francesca Moccia,
Vice Segretario Generale di Cittadinanzattiva – Da anni, attraverso i nostri Rapporti denunciamo l’aumento delle differenze territoriali nell’accesso e qualità delle cure. Una autonomia differenziata senza garanzie non farebbe altro che acuire queste disparità. Proprio per questo, anche in collaborazione con la Fnomceo e decine di altre realtà, abbiamo proposto una modifica dell’articolo 117 della Costituzione (www.diffondilasalute.it), che introducendo il concetto di tutela della salute dell’individuo rappresenterebbe uno strumento efficace per riequilibrare le differenze e riconoscere che il diritto alla salute deve esser garantito ugualmente su tutto il territorio nazionale”.
“L’obiettivo di chi lavora in sanità è quello di abbattere il più possibile l’incidenza e gli effetti delle malattie– ha esordito il presidente della
Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli – Se un sistema riesce, impiegando poche risorse, a dare ottimi risultati di salute è un sistema buono, che va salvaguardato e valorizzato, non smantellato. L’Italia spende meno rispetto a molti altri Paesi per il suo Servizio sanitario eppure è, per longevità e buona salute dei suoi abitanti, in cima a tutte le classifiche”.
“Siamo seriamente preoccupati che, in un sistema con autonomie troppo spinte, solo poche Regioni riescano a mantenere un servizio sanitario pubblico – ha continuato Anelli -. Le altre, quelle che non ce la faranno, dovranno vicariare con le assicurazioni, con sistemi privati. Ma questo aumenterà le disuguaglianze tra cittadini, tra chi potrà permettersi l’assistenza migliore e chi dovrà rinunciare. Il rischio, in altre parole, è quello di tornare, in alcune Regioni, a prima del 1978. A noi questo scenario non piace”.
“Occorre mettere in primo piano gli obiettivi di salute – ha detto all’incontro
Tonino Aceti,
portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche - favorire concretamente la partecipazione dei cittadini e mettere i professionisti nelle migliori condizioni di perseguire tali obiettivi: fino ad oggi nessuna di queste componenti essenziali dell’assistenza sanitaria è stata coinvolta nel processo di regionalismo”.
Secondo Aceti, “bene sarebbe prima di procedere oltre, che il Governo elaborasse un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurare l’impatto di queste riforme sulla finanza pubblica, sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali, sulla mobilità interregionale, sul ruolo di garante dei Livelli Essenziali di Assistenza del livello centrale, sui diritti dei pazienti e sull’equità dell’assistenza”.
Per portare le loro istanze all’attenzione del Governo, e per chiedere di avviare un confronto condiviso, la Fnomceo, la Fnopi, Cittadinanzattiva, insieme al suo Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici, e a tutte le associazioni di pazienti e cittadini che vorranno aderire all’iniziativa, scriveranno, la prossima settimana, una lettera aperta al Presidente del Consiglio
Giuseppe Conte.
13 febbraio 2019
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