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Testamento biologico. Medici cattolici: “No a mera esecuzione testamentaria”


Per il presidente Filippo Maria Boscia il testo base sul testamento biologico adottato dalla Commissione Affari sociali "non può non destare grave preoccupazione per il possibile stravolgimento del rapporto tra medico e paziente quando si prevede che il medico debba svolgere una mera funzione notarile rispetto alle volontà manifestate dal paziente o da un suo fiduciario”. 

07 FEB - “Il testo unificato elaborato dal comitato ristretto della Commissione Affari Sociali della Camera adottato come testo base sul testamento biologico se da un lato sancisce correttamente il diritto del malato ad autodeterminarsi nella scelta delle cure da intraprendere o sospendere, non può non destare grave preoccupazione il possibile stravolgimento del rapporto tra medico e paziente quando si prevede che il medico debba svolgere una mera funzione notarile rispetto alle volontà manifestate dal paziente o da un suo fiduciario”. Ad affermarlo, in una nota, è Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani.

“L’orientamento contenuto nella proposta di legge - aggiunge - determina una frattura dolorosa di quel rapporto fiduciario che si sviluppa tra il medico che offre, in scienza e coscienza, opzioni terapeutiche al bisogno di salute del malato, e quest’ultimo che, a sua volta, chiede accoglienza e condivisione della propria condizione di sofferenza”.

“Questa visione ha sempre rappresentato la natura sostanziale di una medicina umanizzante fondata sulla relazione di assoluta prossimità con il sofferente che non può essere ridotta ad una pratica meramente empirica e pragmatica che finirebbe con l’accrescere la sensazione di solitudine del malato e il senso di frustrazione e sconfitta da parte del medico”, sottolinea il presidente dei medici cattolici.

“Per questo appare giusto e necessario, nel citato testo legislativo, consentire ai medici, quando devono dolorosamente prendere atto della definitiva volontà del paziente di rinunciare alle cure, di esercitare una clausola che riconosca il primato della coscienza e consenta al medico di testimoniare la volontà di preservare sempre la vita”, conclude la nota.

07 febbraio 2017
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