Biotestamento. Bianco (Fnomceo): “Ogni medico ha il suo Parlamento morale"
Intervista ad Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo, sul disegno di legge sul testamento biologico alla viglia del voto della Camera. Bianco preferisce non entrare nel merito del provvedimento poiché, dice, “la legge è in itinere”, però esclude che la categoria sia in qualche modo rassegnata o disinteressata a queste tematiche. “Il medico ha un suo Parlamento morale” spiega, che lo spinge a tener conto di tanti aspetti, in particolar modo alla relazione di cura.
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Presidente Bianco, siamo arrivati alle battute finali del primo passaggio parlamentare per quanto riguarda il provvedimento sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Le organizzazioni mediche per il momento non si sono pronunciate, sembra quasi che i camici bianchi vivano il provvedimento legislativo tra indifferenza e rassegnazione. Lei che idea si è fatto?
Credo che non ci sia né indifferenza né rassegnazione. In questo momento, come è giusto che sia, la parola ce l’ha il Parlamento. I medici al loro interno hanno posizioni diversificate. Noi come Fnomceo abbiamo depositato più di un’audizione prima al Senato e poi alla Camera. Come Federazione abbiamo sviluppato Convegni, prodotto documenti, orientamenti, posizioni e suggerimenti. È tutto a disposizione del legislatore il quale può esercitare la sua libera ed esclusiva funzione: cioè quello di legiferare. La legge è in itinere. Non sappiamo cosa uscirà quando il Parlamento avrà licenziato il testo. Mi auguro che le eventuali nostre osservazioni possano trovare spazio.
Secondo lei il singolo medico è interessato a queste tematiche?
Credo di sì e più di quanto si pensi. Il medico ha un suo “parlamento morale”, una sua scienza e una sua coscienza che lo porta ad operare in ragione di questo e delle leggi vigenti oltre che nel rispetto del codice di deontologia. Per il medico questa è una questione che ha profondamente strutturata nel suo ambito e nella su attività professionale.
Ecco perchè uno dei richiami di sistema più forti che abbiamo fatto al legislatore, pur nel rispetto dei paletti fondamentali, è di non costruire una legge rigida, una legge dura in senso prescrittivo, che intervenga in questo piccolo “Parlamento morale” di ogni medico e di ogni relazione di cura.
Perchè c’è da tener presente non solo il ruolo del medico ma anche la relazione tra i soggetti che sono: il malato, l’ambiente, la famiglia, le organizzazioni. Noi abbiamo sempre detto e sostenuto al Parlamento, nel massimo rispetto dei ruoli reciproci, “attenti a non fare una legge che stravolga le relazione di cura perchè le relazioni di cura non sono uguali. Ogni malato, ogni paziente, è un suo mondo, un suo universo e non occorre entrare in questi universi con norme prescrittive. Il medico è tutt’altro che disinteressato alla tematica e questa è una delle cose su cui ci siamo permessi di rivolgere un accorato appello al legislatore per una normazione che lasci spazio alla relazione di cura.
Crede che il medico si trovi tra l’incudine del Codice deontologico e il martello della legge?
Io non posso parlare di questa legge. Dobbiamo valutare l’esito finale del provvedimento e capire cosa dice. Prenderemo atto di come il legislatore avrà tener conto delle nostre osservazioni e su questo poi faremo le nostre valutazioni. Certo sapevamo che questo provvedimento legislativo aveva una sua
visdi impostazione politica molto forte. Siamo nel mondo del reale e del possibile.
S.S.
11 luglio 2011
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