Def 2016. Corte dei conti: “Sanità: senza riforme nuovi squilibri. Accesso alle prestazioni più appropriato e mirato”. Stipendi Pa: “Dal 2010 tagliati 11 mld. Azzerati tutti gli ultimi aumenti”
Audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Segnalato l’aumento imprevisto della spesa sanitaria 2015: “Fasi attuative accusano un qualche ritardo”. Ma Def non precisa se incremento è “riconducibile alle difficoltà di strumenti come pay back e ticket”. “Anche in sanità per salvaguardare il sistema pubblico che offre in media servizi di alta qualità e per rimuovere distorsioni evidenti non si può prescindere dal rendere più appropriato e mirato l’accesso alle prestazioni”. IL TESTO
19 APR - Un quadro di spesa stringente, in cui la spesa 2015 è stata più alta delle previsioni a causa dei ritardi sul Dl Enti locali, e uno spiraglio per il futuro, dettato dalla programmazione delle risorse per i prossimi anni (Intesa Stato-Regioni 11 febbraio) che “possono consentire di affrontare, entro un quadro meno stringente, gli interventi da assumere per portare a termine le importanti innovazioni previste nel Patto della salute del 2014”. Ma attenzione se non dovesse avvenire e le riforme dovessero rimanere su carta si “rischia di alimentare nuovi squilibri e di incidere negativamente sulle aspettative della popolazione”. Così potrebbe essere riassunta la fotografia della
Corte dei conti in audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def 2016, in uno dei passaggi nell’analisi della spesa sanitaria.
“L’allentamento degli obiettivi di spesa – rileva la Corte - previsti per il settore (che non modifica tuttavia un quadro particolarmente stringente, con il calo al 6,5 per cento del Pil nel 2018) e la individuazione delle risorse su cui può contare il sistema sanitario per il prossimo biennio (nell’Intesa dello scorso 11 febbraio sono stati concordati tra Stato e Regioni gli importi dei fabbisogni nazionali standard) possono consentire di affrontare, entro un quadro meno stringente, gli interventi da assumere per rispondere alle esigenze di mantenimento della qualità del servizio evidenziate negli ultimi anni e di portare a termine le importanti innovazioni previste nel Patto della salute del 2014”.
“Elementi - rileva però - che, se non risolti, rischiano di alimentare nuovi squilibri e di incidere negativamente sulle aspettative della popolazione”.
Nel 2015 spesa è cresciuta più del previsto. Di fronte alle commissione la Corte rileva che “nel Def 2016 la previsione della spesa sanitaria risulta fortemente mutata rispetto a quella del Def 2015, riproposta (in senso tecnico) nella Nota di aggiornamento lo scorso ottobre, ed oggetto dei successivi interventi correttivi. A consuntivo la spesa è risultata nel 2015 pari a 112,4 miliardi, in crescita dell’1 per cento rispetto al 2014 (contro una previsione di aumento più contenuta, lo 0,2 per cento)”.
“Un risultato – si evidenzia - su cui hanno inciso le maggiori spese per farmaci innovativi, ma anche i minori risparmi rispetto alle previsioni nella spesa per assistenza specialistica e per dispositivi medici”.
I tagli per i prossimi anni. Ma nel testo dell’audizione si sottolinea anche come “alla revisione della spesa per 2.352 milioni già considerata nel quadro del Def 2015, sono seguite le ulteriori riduzioni previste per il 2016 (per oltre 2 miliardi con corrispondente riduzione del fabbisogno sanitario nazionale standard) e la decisione, maturata in occasione dell’approvazione dell’Intesa Stato Regioni dello scorso 11 febbraio, di prevedere che, dei risparmi richiesti alle Regioni dalla legge di stabilità 2016, gravino sul settore sanitario 3.500 milioni (dei 3.980 milioni) nel 2017 e 5.000 milioni (sui 5.468 milioni) nel 2018”.
La Corte dei conti mette in risalto però come la “Legge di stabilità ha poi previsto ulteriori interventi per l’efficientamento delle aziende sanitarie e ha inoltre disposto l’utilizzo, in via esclusiva per gli acquisti di materiali sanitari, delle centrali regionali di committenza o della Consip e il riferimento, per la valutazione dei dispositivi medici, alla Cabina di regia nazionale istituita presso il Ministero della salute”.
Ma “nonostante tali interventi, - si specifica - la nuova previsione prefigura un andamento della spesa per il 2016 pressoché coincidente con quello del Def dello scorso anno, con una spesa in crescita di un decimo di punto in termini di Pil, mentre i valori previsti per il successivo triennio (ancorché lievemente inferiori in termini assoluti) si mantengono sui livelli antecedenti alle misure correttive (sempre in termini di prodotto) approvate tra aprile 2015 e marzo 2016”,
In sostanza “il Documento all’esame del Parlamento non specifica quanto di tale andamento sia imputabile alle difficoltà di attuazione delle misure volte a razionalizzare e ridurre la spesa assunte a metà del 2015 con il DL 78/2015, le cui fasi attuative accusano un qualche ritardo; quanto rappresenti lo sviluppo delle maggiori spese che si sono prodotte nel 2015; o quanto, infine, sia riconducibile alle difficoltà di strumenti (pay back e ticket) che negli anni passati hanno contribuito in misura significativa ai risultati ottenuti. Una valutazione indispensabile per poter riorientare le scelte in tema di strumenti da porre a disposizione delle Regioni per la gestione della spesa sanitaria”.
Uno spiraglio c’è. L’allentamento degli obiettivi di spesa previsti per il settore (che non modifica tuttavia un quadro particolarmente stringente, con il calo al 6,5 per cento del Pil nel 2018) e la individuazione delle risorse su cui può contare il sistema sanitario per il prossimo biennio (nell’Intesa dello scorso 11 febbraio sono stati concordati tra Stato e Regioni gli importi dei fabbisogni nazionali standard) possono consentire di affrontare, entro un quadro meno stringente, gli interventi da assumere per rispondere alle esigenze di mantenimento della qualità del servizio evidenziate negli ultimi anni e di portare a termine le importanti innovazioni previste nel Patto della salute del 2014.
“Anche in sanità – si legge infine nelle osservazioni conclusive - per salvaguardare il sistema pubblico che offre in media servizi di alta qualità e per rimuovere distorsioni evidenti non si può prescindere dal rendere più appropriato e mirato l’accesso alle prestazioni, potendo contare oggi sulle crescenti potenzialità dei sistemi informativi”.
Stipendi. In 5 anni tagli per 11 miliardi. Si è tornati ai livelli del 2006.
La Corte nell’audizione parla che della spesa per redditi da lavoro dipendente che “nel 2015 ha registrato una flessione dell’1,1 per cento a fronte di una previsione contenuta nella Nota che ipotizzava un incremento dello 0,6 per cento. In valori assoluti la spesa è risultata pari a 161,7 miliardi con una diminuzione di circa 1,9 miliardi rispetto al 2014. Si conferma, dunque, il trend della spesa per redditi da lavoro dipendente che nel periodo 2010-2015, cioè negli anni di vigenza delle misure restrittive attivate per fronteggiare gli effetti della crisi economica, ha registrato una diminuzione complessiva di oltre 11 miliardi, pari a poco più del 6 per cento”.
Risultato? “Per effetto della dinamica descritta, la spesa 2015 viene a posizionarsi su valori di poco superiori a quelli raggiunti nel 2006, azzerando gli incrementi dovuti a due successive tornate contrattuali (2006-2007 e 2008-2009)”.
Per quanto riguarda il 2016 la Corte mette in risalto come “la spesa per redditi è stimata in crescita, nel quadro tendenziale, di 2,2 miliardi (+1,4 per cento). A fronte del permanere degli effetti delle misure riduttive del turn over, ulteriormente inasprite dalla legge di stabilità per il 2016, tale previsione sconta, in primo luogo, le somme necessarie al rinnovo dei contratti collettivi (300 milioni). Sono altresì considerati gli effetti finanziari derivanti dalla attuazione del cosiddetto Piano per la buona scuola previsto, al quale sono ascritti per il 2016 e per l’anno successivo, effetti finanziari in termini di maggior spesa netta di 1,5 miliardi. Nella spesa per redditi del 2016 viene, infine conteggiato l’importo del bonus straordinario in favore del personale del Comparto sicurezza e difesa (Corpi di Polizia, Forze Armate e Vigili del fuoco)".
Ma la Corte segnala che “proprio il venir meno delle citate misure temporanee determina, per i due anni successivi, la ripresa del trend in diminuzione della spesa per redditi, per un importo peraltro, meno significativo nel 2018. Il quadro a politiche invariate conferma l’importo delle risorse stanziate nella legge di stabilità per il 2016 per i rinnovi dei contratti collettivi per il personale a carico del bilancio dello Stato, relativamente al triennio 2016- 2018. Per il successivo triennio il costo dei rinnovi sulla base di un’ipotesi tecnica determina, nel quadro tendenziale, un incremento della spesa di personale di 600 milioni”.
19 aprile 2016
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