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Ospedali in rosso e piani di rientro. Arriva in Conferenza Stato Regioni lo schema di Decreto per “rimetterli in carreggiata”


All’esame della Conferenza Stato-Regioni di domani lo schema di Dm contenete le linee guida sui piani di rientro per AO, Irccs e AOU, in attuazione della legge di Stabilità 2016. Stralciata nel testo in esame l’ipotesi di un “potenziale eccesso” di oltre 1,8 mld di euro di disavanzi per  53 aziende italiane. IL DOCUMENTO

13 APR - Si apre ufficialmente la partita per il riportare in carreggiata Aziende ospedaliere, Irccs e Aziende ospedaliero-universitarie con i conti in rosso.
Arriva domani esame della Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto ministeriale che contierne le linee guida per la predisposizione dei piani di rientro delle strutture del Ssn che attua quanto previsto dall’articolo 1, comma 524, lettere a) e b), della Legge di Stabilità 2016.
E il testo, rispetto alla bozza di Decreto anticipata nel mese di febbraio, presenta delle novità è stata stralciata  la tabella che prendeva in considerazione 53 ospedali a rischio Piano di rientro, con un buco da 1,8 mld e con l'obiettivo recuperare in tre anni 1,4 mld. Uno stralcio che è probabile conseguenza della necessità di fare ulteriori valutazioni sull'ammontare effettivo dell'eventuale disavanzo, rivedendo gli stessi parametri e criteri di valutazione del debito, come aveva anticipato il sub commissario del Lazio (la regione con le AO più esposte secondo i primi dati) Giovanni Bissoni, intervenendo nelle settimane scorse in un convegno a Roma.

In ogni caso il Decreto all'esame della Conferenza consentirà alle Regioni di individuare e riequilibrare le strutture con:
a) uno scostamento tra costi rilevati dal modello di rilevazione del conto economico (CE) consuntivo e ricavi determinati come remunerazione dell’attività pari o superiore al 10% dei suddetti ricavi, o, in valore assoluto, pari ad almeno 10 milioni di euro;
 
b) un mancato rispetto dei parametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure. Le Aziende nel mirino dovranno presentare un piano triennale di rientro da definire in conformità con le linee guida contenute nel decreto ministeriale
 
In caso di scostamento pari o superiore al 10% tra costi e ricavi o in valore assoluto pari ad almeno 10 mln di euro, il piano dovrà prevedere: analisi della situazione economico-gestionale dell’azienda negli ultimi 3 anni; definizione della strategia di rientro; predisposizione del conto economico tendenziale e programmatico; definizione degli strumenti di monitoraggio, verifica e analisi del piano, con indicatori quantitativi e qualitativi. Il “piano” aziendale dovrà tenere conto di quello regionale, in caso di regioni in piano di rientro.
 
Nel secondo caso il piano di rientro aziendale dovrà prevedere la verifica della qualità dei dati registrati nei Sistemi informativi sanitari; l’analisi della situazione attraverso la conduzione di audit clinici e organizzativi, attraverso un confronto con quelli disponibili sul sito del Programma Nazionale Esiti; un programma di interventi.
In ogni azienda in piano di rientro andranno individuati centri di responsabilità (Dipartimenti e/o Unità operative complesse) e centri di costo. La Direzione strategica di ogni azienda “dovrà presentare alla Regione obiettivi chiari, definiti e circoscritti e condividere indicatori che siano comprensibili, confrontabili e fattibili con i centri di responsabilità, al fine di incentivare la produttività e la qualità della singola prestazione”. La verifica e il monitoraggio complessivo dovrà avere una cadenza trimestrale.
 
Rispetto alla bozza di Decreto anticipata nel mese di febbraio, come dicevamo, è stata stralciata la tabella finale che di fatto andava a colpire 53 aziende del Ssn in piano di rientro con un “potenziale eccesso” di oltre 1,8 miliardi di euro di disavanzi presunti e un risparmio minimo da raggiungere in tre anni pari ad oltre 1,4 miliardi di euro, corrispondente all’80% del suddetto deficit complessivo. Aziende in deficit concentrate nella Regione Sicilia (otto aziende in piano di rientro) in Campania (dieci aziende) e nel Lazio (sei aziende).

13 aprile 2016
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