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Manovra 2016. Intervista a Coletto: “Non mi fido, il Governo taglierà ancora. Temo anche che il Veneto perda il coordinamento alla sanità”

di Ester Marago'

Per l’assessore alla sanità del Veneto, le ipotesi di ulteriori tagli non sono affatto scongiurate. E non ci sono garanzie che quanto risparmiato possa rimanere a disposizione della sanità. Anche il Patto per la Salute è totalmente fallito, quindi va rivisto. E sulla possibilità che il coordinamento regionale della sanità rimanga al Veneto si fa poche illusioni: “Dalle voci che circolano il testimone potrebbe passare all’Emilia Romagna”

08 SET - Nessun ulteriore taglio alla sanità? L’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto non la mette la mano sul fuoco. E come potrebbe. Il taglio di 2,350 mld imposto dall’ultima legge di Stabilità brucia ancora, soprattutto in una Regione modello come il Veneto che non si è risparmiata nell’applicare misure drastiche per mettere in sicurezza la sua sanità regionale. Senza considerare poi che quanto sottoscritto nel Patto per la salute è stato, di fatto, disconosciuto: “Era stabilito che i risparmi realizzati in sanità sarebbero rimasti all’interno della spesa sanitaria. Non è avvenuto. Abbiamo solo subito tagli orizzontali e ricavato obblighi”. Per questo, secondo Coletto il patto ha fallito e va rivisto “in toto”.  Non è quindi d’accordo con quanto dichiarato Chiamparino nell’intervista a Quotidiano Sanità: “Il  presidente dice che il Governo non vuole fare cassa sulla sanità? Mi sembra che stia avvenendo l’esatto contrario” ha detto.
 
Insomma, tempi duri. E anche sulla possibilità che la regione Veneto possa essere riconfermata alla guida della Commissione sanità nutre poche speranze: le voci che circolano, ha sostenuto, indicano la regione Emilia Romagna come prescelta. Ma sicuramente il Veneto darà battaglia, anche perché, nonostante la siano stati spesso una voce fuori dal coro, in questi anni, ricorda Coletto “abbiamo portato avanti un dialogo costruttivo non distruttivo”.
 
Assessore Coletto, si paventano nuovi tagli per la sanità. O meglio ne hanno parlato l’attuale commissario alla spending review Yoram Gutgelde e il suo predecessore Carlo Cottarelli.Mentre per il premier Renzi ci saranno solo tagli agli sprechi. E anche il presidente Chiamparino nella sua recente intervista ha allontanato lo spettro di ulteriori sforbiciate  e che  non c’è da parte del Governo l’intenzione a fare cassa sulla sanità. È dello stesso avviso?
Non direi. Posso solo dire che le affermazioni di Gutgeld mi preoccupano e non poco. Parla di razionalizzazioni, ma poi ipotizza tagli fino a 5 miliardi. Ma quello che più mi preoccupa è non avere garanzie sul fatto che eventuali risparmi possano essere reinvestiti nella sanità. Lo provano gli eventi legati al Patto per la salute. Avevamo stabilito che i risparmi realizzati in sanità sarebbero rimasti all’interno della spesa sanitaria. È stato approvato appena un anno fa e cosa è successo nel frattempo? Che abbiamo subito solo una bella sforbiciata di 2,350 miliardi. Altro che reinvestimenti. In sostanza non c’è stato alcun rispetto di quanto avevamo stabilito. Quindi, nonostante il presidente Chiamparino dica che il Governo non voglia fare cassa sulla sanità, mi sembra che stia avvenendo l’esatto contrario: la sanità continua ad essere presa di mira e i fondi tagliati alla sanità sono stati immessi nel circuito governativo.
 
Quindi la prossima Stabilità potrebbe riservare cattive sorprese per la sanità?
Da quello che è il tendenziale del grafico della spesa, sembrerebbe proprio di sì. Poi, se mi vogliono smentire, sarò felicissimo di essere smentito.
 
Comunque per il momento l’idea è quella di ottenere risparmi agendo su sprechi e inefficienze. Molte Regioni, come il Veneto hanno già messo in campo azioni drastiche per razionalizzare il sistema. Un processo che ha richiesto tempo. Un tempo che adesso è diventato strettissimo. Ritiene che questa, a oggi, sia una strada percorribile?
Certamente. È un processo lungo, ma all’interno di una legislatura si può fare. Noi come altre Regioni abbiamo dimostrato che questo è possibile. Basta pensare che nel 2012 abbiamo anticipato il regolamento Balduzzi con il nostro piano socio sanitario. Razionalizzare quindi si può e si riesce a farlo evitando di tagliare le prestazioni ai cittadini. Non è un processo impossibile, e dovrebbero realizzarlo tutte le Regioni proprio per garantire i Lea ai propri cittadini e limitare anche la loro mobilità. Bisogna agire poi sulle prestazioni inappropriate, anche se credo che stia sempre alla sensibilità del medico capire quello che è o no appropriato. Reputo inoltre che il vero scoglio da superare sia quello della medicina difensiva. Il Governo deve legiferare al più presto su questo punto.
 
Passiamo al Patto per la Salute, alla luce di quanto ha detto è da ridiscutere?
Il Patto è totalmente fallito. È da rivedere in toto, e partendo da un presupposto fondamentale: il fondo sanitario nazionale è stato tagliato. Quindi non ci sono i presupposti. Siamo anche rimasti fermi a una riunione dello scorso anno per avere informazioni sul punto di atterraggio dei nuovi Lea. Dopo di che non è accaduto più nulla. Anche sui ticket non siamo andati avanti, nonostante in questo memento storico sarebbe essenziale intervenire sui disoccupati eliminando la loro compartecipazioni alla spesa. In sostanza, dopo il Patto abbiamo solo subito tagli orizzontali e ricavato obblighi per le Regioni.
 
È ancora aperta la partita per la nomina dei responsabili delle Commissioni regionali. Che aria tira? Il Veneto sarà riconfermato alla sanità?
Dalle voci che circolano, sembrerebbe che il Veneto non avrà il coordinamento per la sanità. Un incarico che potrebbe andare all’Emilia Romagna.
 
Darete battaglia?
Sicuramente ci batteremo, anche perché in questi anni abbiamo portato avanti un dialogo costruttivo non distruttivo. Al tavolo delle Regioni sono sempre state presentate proposte e non dei “no” scolpiti sulla pietra. Nonostante avessimo posizioni differenti dalle altre Regioni abbiamo sempre lasciato aperta ogni alternativa e tenuto vivo il confronto.
 
Quando sapremo qualcosa di nuovo?
Probabilmente il 17 settembre, ma è ancora tutto ballerino.
 
Rinnovo dei Contratti del personale sanitario e delle Convenzioni. Un nodo ancora non sciolto. Cosa auspica?
È una questione ministeriale. Credo che vada dato il giusto riconoscimento a chi lavora e salva vite tutti i giorni. Quindi, bisogna trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti tenendo conto del fatto che siamo in un fase congiunturale negativa. Dobbiamo sempre fare i conti con le casse che piangono, e la colpa non è sempre delle Regioni. Tutt’altro.
 
Ester Maragò

08 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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