Flop della Spending review. Per Corte dei Conti fatti "solo tagli lineari”. Il monito: “Con ulteriori interventi a rischio servizi”
“Introdotte riduzioni indifferenziate, adottate a prescindere da un’adeguata valutazione del rapporto tra attribuzioni intestate, risorse impiegate e servizi da rendere”. Per i giudici contabili la riorganizzazione della Pa dev’essere “ancora completata”. Su Ministero Salute: “Con nuovo regolamento risparmi ma rischio gestione più complessa”. IL DOCUMENTO
09 GEN - Se non è bocciatura, poco ci manca. La Corte dei Conti rimanda la Spending review da Berlusconi a Monti. “Le misure adottate rivelano come il fine di razionalizzare l’organizzazione dei Ministeri rivedendo la spesa sia stato superato, essendosi
introdotte riduzioni indifferenziate, adottate a prescindere dal contesto di un’adeguata valutazione del rapporto tra attribuzioni intestate, risorse impiegate e servizi da rendere”. Questo quanto si legge nella Relazione concernente “
Gli interventi di riduzione degli assetti organizzativi e delle dotazioni organiche delle amministrazioni dello stato” disposte dalla Legge 135/12 del Governo Monti (la Spending review) e dai provvedimenti contenuti nelle leggi 133/2008 e 25/2010 e 148/2011 firmate dall’Esecutivo Berlusconi.
L'indagine ha evidenziato alcune problematiche, che hanno rallentato la concretizzazione del programma di razionalizzazione come “
disposizioni susseguitesi ad un ritmo torrenziale, da attuarsi progressivamente e a cascata, i cui termini, a seconda che i tagli riguardassero le posizioni organizzative o la spesa da sostenere per le medesime, rivelano quale evoluzione ha avuto la ratio ispiratrice delle medesime, le quali, dettate originariamente a fini di razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni amministrative, sono
proseguite indipendentemente da una strategica revisione degli assetti organizzativi esistenti, mutando lo spirito informatore, indirizzandolo principalmente verso l'obiettivo del conseguimento di economie”.
La Corte rileva poi come “il controllo svolto in materia di riorganizzazione dell’apparato della Pa ha evidenziato come la
ridefinizione degli assetti organizzativi necessita, tuttora, di essere completata, particolarmente dalle strutture articolate per uffici territoriali”. Per i giudici contabili poi occorre prestare attenzione alle mosse future perché “ulteriori interventi, attesa l’assenza di soprannumeri di risorse umane dirigenziali e non, potrebbero non consentire una adeguata cura dei servizi, circostanza, peraltro, già segnalata da alcune strutture amministrative”.
Una sezione ad hoc ripercorre anche la Spending review subita dal
Ministero della Salute dove si sottolinea come con il nuovo Regolamento e “con l'introduzione della figura del Segretario generale in luogo dei precedenti Capi Dipartimento si razionalizzano le funzioni di coordinamento delle strutture ministeriali, rafforzando l'unitarietà dell'agire amministrativo del dicastero. Esigenza maggiormente sentita per le questioni di carattere generale e di maggior rilievo in materia di sanità pubblica oltre che per l'elaborazione di linee e strategie generali in materia di risorse umane, di servizi comuni e AAGG, che con l'introduzione del Segretario generale si rende, più efficace”. La Corte rileva però come “il nuovo assetto organizzativo del Ministero se da un lato comporterà un risparmio di spesa e maggiore integrazione nelle attività, dall'altro comporterà un bilancio articolato in 14 centri di responsabilità amministrativa contro i precedenti 5. Tale nuova articolazione del bilancio comporterà una rilevante complessità di gestione dello stesso e una minore flessibilità nell'utilizzo delle risorse a disposizione”.
09 gennaio 2015
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