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Standard ospedalieri. Il parere del Consiglio di Stato sul regolamento. Testo con molti vizi formali e dubbi sul "costo zero" dell'operazione

di Giovanni Rodriquez

Tra i rilievi anche il periodo di vigenza che, secondo i magistrati, dovrebbe scattare dal 2015 e non dal 2014. Non è chiaro inoltre se le proposte indicate come "irrinunciabili" e consegnate dalle Regioni nella seduta della Stato Regioni del 5 agosto 2013 siano state accolte o meno. Il Consiglio di Stato ha invitato comunque il Ministero a "una rilettura e riscrittura dell'intero testo". IL PARERE

18 NOV - Il Consiglio di Stato con il parere interlocutorio 03453/2014 del 6/11/2014,  anche se per ragioni più formali che sostaziali, ha invitato il Ministero della Salute a rimettere mano sullo schema di decreto recante regolamento sulla “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”. Il testo scaturisce dalle leggi 11/2004 e 135/2012 e da ultimo dal Patto per la salute 2014-2016 del 10 luglio 2014, che all’art. 3 ha previsto la stipula dell’intesa sul regolamento. Successivamente, è stato avviato un percorso di analisi e revisione unitamente alle Regioni, che si è concluso lo scorso 5 agosto con la stipula dell’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni.

Lo schema di regolamento elaborato è stato quindi sottoposto alle valutazioni del Consiglio di Stato. Sul piano generale, i magistrati hanno contestato la 'forma' con la quale il documento è stato redatto: "Va rilevato come l’intero provvedimento (ivi compreso l’allegato) si caratterizzi per una scrittura assai lontana dai buoni canoni di un periodare piano, comprensibile a prima lettura ed elegante e per un uso assai frequente di acronimi e di espressioni in lingua straniera, il cui ricorrere – secondo le regole della redazione dei testi legislativi – andrebbe vietato. Si raccomanda pertanto all’Amministrazione una rilettura e riscrittura dell’intero testo alla luce dei suddetti criteri".

E' stato inoltre rilevato il dubbio sul fatto che l’intesa con la Conferenza Stato-Regioni – prevista come obbligatoria – sia stata effettivamente raggiunta. Infatti, si spiega nel parere, nel corso della seduta del 5 agosto 2013, nella quale è stata adottata la deliberazione n. 98/CSR, le Regioni hanno consegnato un documento, classificato allegato B, cui la deliberazione stessa fa specifico riferimento, contenente proposte emendative alla bozza di regolamento presentato dal Governo. Tali proposte, alcune delle quali espressamente indicate come “irrinunciabili”, o non risultavano accolte (emendamenti 2, 3, 5, 6, 8, 9, 11 e 12) o non è chiaro se lo siano state (4, 7 e 10). "In tale situazione - scrive il Consiglio di Stato - la Sezione non può che invitare l’Amministrazione a chiarire la sussistenza o no dell’Intesa e subordinare a tale sussistenza il proprio parere favorevole".

Al comma 2, nel parere viene indicato che si dovrebbe tener conto che, del triennio 2014-2016, il primo anno è ormai già interamente trascorso, "sicchè, se si vuole concedere alle Regioni un triennio per attuare il programma di riduzione della dotazione di posti letto, il triennio stesso dovrebbe essere quello 2015-2017 (anche per questa eventuale modifica dovrebbe tener conto della durata 2014-2016 del Patto della Salute)". Non mancano, anche in questo caso, giudizi sulla qualità sintattica: "Andrebbe riscritta inserendo anche una corretta punteggiatura, tutta l’ultima parte, in modo da renderla più perspicua", e ancora: "L’Amministrazione dovrebbe decidere se la parola 'regioni' debba essere scritta con l’iniziale maiuscola o minuscola".

Infine, i giudici di Palazzo Spada hanno posto in evidenza che, se è vero che l’art. 2 contiene la clausola d’invarianza finanziaria, "è anche vero che l’adeguamento delle regioni ai suggerimenti contenuti nell’allegato ed il connesso cambiamento/adeguamento di alcune strutture necessario al perseguimento dei fini fissati nell’allegato stesso potrebbe comportare un immediato onere a carico della finanza pubblica, prima di provocare i risparmi attesi".
 
Detto questo va in ogni caso ricordato che il parere del Consiglio di Stato è innanzittutto finalizzato ad evidenziare eventuali profili di illegittimità dei provvedimenti e in questo caso, i magistrati non ne hanno evidenziato alcuno. Pertanto, nonostante l'invito alla riscrittura, non si può effettivamente parlare di una vera e propria bocciatura del testo. Adesso la palla torna al ministero che valuterà in che forma e misura tener conto delle indicazioni del Consiglio di Stato.

Giovanni Rodriquez

18 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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