Cannabis. L’ipotesi di Serpelloni (Dpa): “Distinguere tra quella naturale e quella modificata”
Inserire in tabelle diverse la cannabis naturale e quella ‘Super’ geneticamente modificata ad alto tasso di Thc. L’ipotesi è del capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga che precisa come però “per il consumatore non vi sarà nessuna conseguenza penale in entrambi i casi mentre per lo spacciatore di cannabis modificata potrebbero essere previste pene differenti”.
02 APR - Una nuova tabella che distingua la cannabis naturale da quella modificata ed alto tasso di Thc. L’ipotesi è di
Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga che in un'audizione nelle Commissione riunite Giustizia e Affari sociali della Camera sul decreto Lorenzin (resosi necessario dopo la bocciatura della legge Bossi-Fini da parte della Consulta) ha lanciato la proposta.
Ma in cosa consiste l’ipotesi? È lo stesso Serpelloni a spiegarcelo. “Occorre in prima battuta fare delle precisazioni. Esistono due tipi di cannabis: quella naturale che contiene dal 2,5% (per il fogliame) fino al 10-12% (per le resine) di principio attivo. E questo è un prodotto coltivato naturalmente e non modificato. Poi ve n’è un altro tipo: la Super cannabis, modificata con altre sostanze che contiene percentuali di Thc maggiori del 12,5% e che possono arrivare anche in alcune resine fino al 60% ”.
Una questione di non poco conto visto che di Super cannabis esistono “circa 80 varietà diverse” ma soprattutto negli anni essa è entrata in massa sul mercato (si calcola che il 70% della cannabis che si trova sul mercato contiene più del 5% di Thc). E senza dimenticare, come ricorda Serpelloni che “su internet vi è ormai un vero e proprio mercato dove si possono acquistare veri e propri kit per coltivare le piante e potenziarne il principio attivo".
Ma fatta questa premessa il capo del Dpa specifica come la sua ipotesi di tabelle diversificate voglia essere un deterrente per possibili problemi alla Salute ma anche per gli stessi spacciatori di Super cannabis per cui dovrebbero scattare “conseguenze penali”, mentre per i consumatori no.
Serpelloni parla poi anche di quelli che sono i problemi di salute evidenziando come le richieste di trattamento per intossicazione da cannabis sono aumentate di pari passo con il potenziamento della sostanza. "Le percentuali di ricovero (dati Sdo 2011) per cannabis sono il 16% di tutti i ricoveri per consumo di droga - ha detto – ma per i minorenni si sale al 44%”. E proprio sui minori si concentra l’attenzione perché a fronte di consumi generali di droghe che scendono sale invece la quota dei consumatori tra i minorenni. “Nel 2011 tra i 15 e i 19 anni i consumatori erano il 17,9% mentre nel 2014 siamo saliti al 26,7%”. Per il capo del Dpa “dobbiamo stare attenti alle persone più vulnerabili” anche se ricorda come in realtà “i nostri giovani siano lontani dalla droga al di là della percezione mediatica che si ha del fenomeno”.
02 aprile 2014
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