Caso Stamina. Fazio: “Css già nel 2011 disse no alla possibilità di applicare il metodo”
L’ex ministro della Salute, Fazio, audito dalla Commissione Sanità del Senato ha riferito di aver avuto pochissime “interazioni con il cosiddetto metodo Stamina”. In particolare “limitate alla firma di una lettera al Css per verificare l'opinione del Consiglio sull'uso del metodo ai sensi del decreto Turco-Fazio”. Parere che fu negativo.
12 FEB - L’audizione di oggi in Commissione Igiene e Sanità del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul caso Stamina ha visto come protagonista l’ex ministro della Salute del governo Berlusconi,
Ferruccio Fazio. Il primo in ordine di tempo ad essere “investito” dalla questione Stamina. Quella di Fazio è stata un’audizione piuttosto veloce anche a causa del fatto, ha detto l’ex ministro, che il ministero, probabilmente per motivi di tempo, non gli ha fornito la documentazione. Fazio ha fatto più di una volta ricorso alla sua memoria e ha raccontato come si sono svolti i fatti.
Tutto, ha spiegato l’ex ministro, “nacque nel 2011 su stimolo di un'altissima carica istituzionale che ci chiese di occuparci di un bambino con una malattia del gruppo Niemann Pick”. Dunque al ministero ha spiegato “ci arrivò questa richiesta di interessamento ed i funzionari, in modo volontario, hanno cercato di verificare le condizioni per l'applicazione del decreto Turco-Fazio per le cosiddette cure compassionevoli”. Definizione, quella delle cure compassionevoli che per l’ex ministro comunque “non è terminologia ufficiale”.
Le strutture “sondate” per curare il bambino, ha ricordato Fazio, furono l’Irccs di Trieste, Burlo Garofalo, e il centro del professor
Biondi dell’Università Bicocca all'ospedale di Monza, dove si fanno cure di questo tipo. In particolare, ha riferito Fazio questo centro ha laboratori che rispondono alle Gmp a norma Aifa ed è autorizzato a svolgere tali cure. Era tutto organizzato “ma poi il padre del bimbo decise di non fare nulla”.
Quindi fino a quel momento di Stamina, ovvero del metodo di cura che utilizza cellule staminali mesenchimali, Fazio non se ne era occupato. Il passaggio successivo, quello che porta il ministero ad “incrociare” il metodo Vannoni viene dal presidente dell'Associazione dei malati Niemann-Pick, il quale ha sottolineato l’ex ministro “chiese che si usasse il metodo Stamina e allora scrivemmo al Consiglio superiore di sanità, che però rispose che ciò non era possibile in assenza di precisa documentazione”.
In particolare, ha detto Fazio, nell’estate del 2011, tra luglio e agosto, il ministero chiese un parere al Consiglio superiore di sanità sul metodo Stamina. E l’organismo, in risposta “ha richiesto una documentazione precisa, sia da un punto di vista delle pubblicazioni scientifiche, sia per il comitato etico, sia per l'attinenza dei locali e dei laboratori a quelle che sono le norme vigenti. Cose che evidentemente Stamina non è stata in grado di dare. Comunque, così come è stata fatta la richiesta, senza queste ulteriori informazioni, il Consiglio superiore di sanità ha detto che non si poteva proseguire”.
Per quanto riguarda invece il ruolo dell’Aifa, premettendo di condividere le affermazioni fatte la settimana scorsa in Commissione dal direttore generale dell’Agenzia, Luca Pani, Fazio è stato molto preciso. “Non mi risulta che abbia detto di sì” al metodo Stamina, “mi risulta che un funzionario dell’agenzia, Tomino, abbia chiesto di nuovo tutta la documentazione perché senza la documentazione l’Agenzia non poteva fare niente”. E successivamente guardando la documentazione l’Aifa ha stabilito “addirittura con un ordinanza il blocco. Quindi l’Aifa secondo me si è comportata in modo cristallino”.
A margine dell’audizione, alla domanda postagli circa l’opportunità di istituire un Comitato che si pronunci sul metodo Stamina Fazio ha risposto “volendo, qualsiasi commissione può farsi all’interno del Consiglio Superiore di Sanità, che ha 200 membri esperti”. Ma questa, ha specificato “è la mia opinione; si possono nominare tutti gli esperti che si vogliono, poi ogni ministro fa quello che ritiene opportuno. Se dovessi essere io a decidere farei in questo modo, ma non è detto che sia giusto; magari, invece è giusto che ci sia un Comitato”.
12 febbraio 2014
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