Tutte le leggi delle donne. Il nuovo libro della Fondazione Nilde Iotti
Dalla Costituzione, alle norme su salute, lavoro, famiglia. La Fondazione presieduta da Livia Turco ha raccolto tutte le leggi nate dal lavoro parlamentare delle donne dall'inizio della vita repubblicana ad oggi. Il convegno di presentazione del libro con il presidente del Senato, il Ministro dell'Istruzione e Stefano Rodotà
15 OTT - È stato presentato ieri a Roma, nella Biblioteca del Senato, il volume curato dalla Fondazione Nilde Iotti
Le leggi delle donne che cambiano l’Italia. Un libro poderoso e agile allo stesso tempo, che raccoglie tutte le norme che hanno avuto come protagoniste principali le donne, offrendone una sintesi ragionata, corredata poi da alcuni brevi saggi di inquadramento. Molte le leggi che riguardano il tema della salute e il mondo della sanità, dall’istituzione dei consultori familiari, all’istituzione del Ssn, dal decreto 229 alla discussa legge 40 sulla Pma.
“Un lavoro di squadra”, come ha ricordato
Livia Turco, presidente della Fondazione, realizzato da politiche, ricercatrici, storiche, sindacaliste, per “trasmettere un patrimonio di battaglie e di lotte alle giovani”.
“Le donne sono ragione di speranza e di futuro”, ha detto il presidente del Senato
Pietro Grasso, dando il proprio saluto istituzionale all’incontro e soffermandosi sulla figura di Nilde Iotti, “madre della nostra repubblica e modello di equilibrio, autorevolezza, passione e naturale eleganza”.
Il valore didattico del volume è stato sottolineato dalla ministra
Maria Chiara Carrozza, che ha ricordato come l’Italia mostri oggi un arretramento sul tema del protagonismo delle donne, ponendosi all’80° posto (su 135 paesi esaminati) nella classifica del Gender Gap Index. Una situazione negativa per le donne e per tutto il paese, che deve essere modificata attraverso un impegno culturale che parta dalla scuola, “luogo di integrazione” per eccellenza.
A confermare il valore della scuola come laboratorio per il futuro, l’intervento di
Anab Farah, che è mediatrice culturale in una scuola romana e che indicato come il libro curato dalla Fondazione Iotti possa essere uno strumento importante anche per tutte le donne che arrivano in Italia da altri paesi, per conoscere la nostra storia e il ruolo di protagoniste che vi hanno svolto le donne.
Ripercorrendo gli oltre 60 anni trascorsi dalla stesura della carta costituzionale
Isabelle Chabot, presidente della Società italiana delle storiche, ha proposto una periodizzazione: se la Costituzione italiana, in modo innovativo, pone la parità tra uomo e donna tra i suoi pilastri, i prime quindici anni della repubblica sono dedicati prevalentemente a sviluppare norme di tutela del lavoro, compresa l’apertura alle donne delle carriere nella pubblica amministrazione e in magistratura (1963). Con il 1968 si apre poi la grande stagione riformatrice, che cancella il reato di adulterio per le donne, abolisce il “delitto d’onore” e porta alle nuove leggi in materia di divorzio e aborto. Ma a partire dagli anni ’80, mentre nel mondo si va affermando una prospettiva che vede le donne non più come soggetto da tutelare o risarcire, ma come risorsa per lo sviluppo, il parlamento italiano sembra interessarsi sempre meno alle donne, approvando solo quattro leggi che le vedono protagoniste. E soprattutto, ha rimarcato Chabot, approvando una legge “obbrobriosa” come la L.40 sulla PMA. Per questo, ha concluso la storica, è urgente rilanciare le sfide per il futuro, che mirino alla creazione di una democrazia paritaria e di una famiglia paritaria.
Dopo aver lodato la scelta di porre sulla copertina del volume le immagini di Nilde Iotti (“un ruolo regale, che non accettava la minima trasgressione alle regole”) e di Tina Anselmi (“una combattente”),
Stefano Rodotà si è poi soffermato sulla prima parte del volume, ovvero sui valori della Costituzione e sull’intenso dibattito che portò alla sua stesura, ricordando ad esempio come due padri costituenti illuminati, Vittorio Emanuele Orlando e Piero Calamandrei, si mostrassero inizialmente piuttosto scandalizzati dall’idea di introdurre la parità nel matrimonio, convinti poi dalla nettezza degli interventi di una madre costituente, Maria Maddalena Rossi. E lo stesso Palmiro Togliatti, che inizialmente sembrava voler introdurre nella Carta il vincolo dell’indissolubilità del matrimonio, fu convinto a cambiare orientamento dalla decisa presa di posizione delle donne nel suo partito. Rodotà ha poi richiamato la modifica costituzionale del 2003, che ha aggiunto un comma all’articolo 51 per esplicitare l’impegno della Repubblica a promuovere le pari opportunità: “Si può intervenire per rinnovare la Costituzione, ma solo per rinnovarne lo spirito non per stravolgerla”.
Valeria Fedeli, proveniente da un a lunga storia sindacale e oggi neo senatrice e vicepresidente del Senato, è tornata infine a sottolineare il valore educativo di questo volume. “Ripercorrere il contributo dato dalle donne alla legislazione mostra la qualità e la competenza del loro lavoro, la loro capacità di arrivare al risultato”. Proprio questa concretezza, fondata su un protagonismo collettivo e orientato al cambiamento della società, potrebbe, ha concluso Fedeli, essere un importante insegnamento anche per molti parlamentari in carica, che sembrano più attenti ad un protagonismo individuale e “di principio” che non produce risultati.
Il volume
Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, edito da Ediesse e in vendita a 14.00 euro, contiene saggi di Daniela Carlà, Tiziana Casareggio, Eleonora Cicconi, Marina Costa, Silvia Costa, Paola Gaiotti De Biase, Vanda Giuliano, Donata Gottardi, Rosa Jervolino Russo, Grazia Labate, Marisa Malagoli Togliatti, Claudia Mancina, Francesca Marinaro, Elena Marinucci, Vaifra Palanca, Rita Palanza, Daniela Piccione, Francesca Russo, Alessandra Tazza, Livia Turco.
15 ottobre 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento