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Verso le elezioni. La convention di Federfarma. I partiti promettono: "La farmacia va salvaguardata"


Il Pdl ricorda di avere sempre difeso la farmacia, il Pd smentisce di averla mai voluta smembrare. Fischiato Balduzzi. Ma nel faccia a faccia di oggi con Federfarma, tutte le forze politiche, da destra a sinistra, nuove e vecchie, si dicono intenzionate a tutelare e valorizzare questo fondamentale presidio sanitario di prossimità.

06 FEB - Le farmacie italiane chiedono alla politica “impegni concreti per poter tutelare la salute dei cittadini in modo professionale, indipendente, capillare e sul territorio”. Un patto basato su “tre parole chiave: programmazione, sviluppo, concertazione”. E per comprendere fino in fondo cosa intendono fare i politici per raggiungere questi obiettivi, hanno chiamato oggi a parlare i rappresentanti di tutte le forze politiche candidate alle prossime elezioni politiche e regionali. Un vero e proprio faccia a faccia introdotto dalle relazioni di Annarosa Racca, presidente di Federfarma, e di Alfredo Orlandi, presidente Sunifar.

A rispondere alle loro preoccupazioni, proposte e critiche, che sono poi quelle di ogni farmacista, sono stati Angelino Alfano (Pdl), Maurizio Gasparri (Pdl), Renato Balduzzi (Scelta Civica, con Monti per l'Italia), Donata Lenzi (Pd), Stefano Fassina (Pd), Massimo Corsaro (Fratelli D'Italia), Massimo Garavaglia (Lega Nord), Giulio Tremonti (Lega Nord - Lista Tremonti 3L), Oscar Giannino (Fare per Fermare il Declino), Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile), Chiara Moroni (Fli) e Attilio Lioi (Udc).

Ecco qual è la loro idea di farmacia e quali proposte e promesse hanno avanzato oggi alla sala gremita di oltre mille farmacisti.

Angelino Alfano (Pdl)
Da Governo Monti blitz contro le farmacie. E se arriva la sinistra “vi asfalta”

“Non sono qui per fare grandi promesse elettorali, perché nostro impegno è molto semplice: se vinceremo le elezioni, fermeremo la politica che finora vi ha molestato”. Ha esordito così Angelino Alfano, in un intervento accolto con applausi ed entusiasmo da parte dei farmacisti. Ma quali sono le ragioni per cui il Pdl ha così tanto difeso i farmacisti ed è intenzionata a continuare a farlo? Alfano l'ha spiegato in sei punti.
“Anzitutto - ha spiegato Alfano - c'è la nostra idea dell''essere riformatori'. Per noi significa riformare le cose che non funzionano, perché è inutile riformare quello che funziona e che una volta rotto, non è detto che si possa e si sappia rimontare”. Inoltre, “la nostra posizione è guidata dalla nostra idea di liberalizzazioni, che per non sono totem ideologici ma un modo per servire meglio la persona. Al centro di ogni provvedimento per noi resta infatti la persona, non certo un sistema di legge chiamato liberalizzazioni. Se le liberalizzazioni servono a offrire un servizio migliore a minore costo, ben venga. Ma se sono un paravento modernista dietro il quale si cela l'obiettivo di spostare quote di fatturato dai liberi professionisti alla grande distribuzione e al sistema cooperativo di cui vi lascio indovinare il colore, allora queste liberalizzazioni ci vedono contrari”.
Terza ragione: “Oggi il cittadino italiano sa che la farmacia è di proprietà di quel farmacista. In questo modo la farmacia non può diventare veicolo per mettere soldi sporchi nel sistema. Quando si fanno i conti sul mandare i farmaci in giro ovunque, si metta anche in conto il rischio criminale”.
Per il segretario del Pdl, inoltre, quelle di Monti con le farmacie e i tassisti sono state "finte liberalizzazioni che hanno penalizzato i deboli e lasciato liberi i forti".
Quinto punto. “Siamo un movimento politico che non prova fastidio per i ricchi, e con questo non intendo dire che i farmacisti siano ricchi. I soldi guadagnati dai farmacisti non sono peraltro soldi rubati, ma soldi guadagnati onestamente. Dico – ha precisato Alfano - che il Governo Monti ha tradotto in attentato legislativo quella che si può chiamare invidia sociale. È sbagliato ed ideologico soddisfare l'odio sociale ed è qualcosa di inaccettabile per noi”.
Alfano ha chiuso il suo intervento ribadendo che “quanto detto finora è quanto il Pdl ha sempre espresso”. Per questo si è opposto a chi ha agito con un “metodo sbagliato e offensivo nei confronti dei farmacisti”. Contro chi ha messo in atto “una serie di blitz contro i farmacisti in ogni Consiglio dei Ministri. Contro chi ha perpetuato in “attentati permanenti che alla fine non avevano più ragioni politiche, ma si trattava di una sindrome monomaniacale contro la categoria. Attentati che noi impediremo che si consumino di nuovo. Quindi attenzione, se vince la sinistra, vi asfalta”.

Renato Balduzzi (Scelta Civica – Con Monti per l’Italia)
Accordo su remunerazione solo se condiviso con la categoria

Un intervento fortemente contestato e ripetutamente fischiato quello dell’attuale ministro della Salute, Renato Balduzzi. Nonostante abbia assicurato che, anche se lo schema è già stato inviato alla Conferenza Stato Regioni, non ci sarà alcun accordo sulla remunerazione senza l’intesa con i farmacisti e i grossisti. “Giuridicamente potremmo andare avanti, ma politicamente sarebbe inaccettabile. Su un provvedimento così importante non si può procedere per decreto. Deve essere condiviso”, ha affermato Balduzzi.
Il ministro ha comunque difeso la sua proposta, definendola “di equilibrio”, al contrario dell'accordo raggiunto con l'Aifa lo scorso ottobre e difeso dai farmacisti, ma che, secondo Balduzzi, “non era praticabile dal punto di vista giuridico né da quello economico perché non assicurava l'invarianza dei saldi”. Balduzzi ha comunque ribadito di essere alla ricerca di una soluzione condivisa. “Non vogliamo rinviare l’accordo alla  nuova Legislatura e al nuovo Governo. Abbiamo ancora 40 giorni utili e credo che sia responsabile lavorare insieme fino all'ultimo giorno”.
In questo periodo di fine Legislatura, secondo il ministro, andranno anche “gettate le condizioni affinché il patto chiesto dai farmacisti sia definito in alcune linee di fondo”.
Replicando alle parole del segretario del Pdl Alfano, il ministro della Salute ha spiegato che “non c’è stato alcun blitz, nessuna mania, ma semplicemente una differenza di impostazioni. C'era – ha aggiunto Balduzzi - una linea di politiche della farmacia avviata nel 2006 che il governo Monti ha deciso di portare avanti all'inizio del suo mandato e nella sua collegialità, quindi poco conta sapere quale fosse la personale opinione del ministro della Salute”. Ma, secondo Balduzzi, “dopo un esordio che non è stato senza malintesi e senza difficoltà, credo che con il secondo passo sia stato segnato un punto a favore, cioè quello di dare più respiro a un sistema giustamente regolamentato, ma forse un po' troppo ingessato, e di farlo dando più opportunità e speranza ai giovani farmacisti”.
In tutto ciò, ha sottolineato il ministro, “alla base di tutti gli interventi fatti c’era la volontà del Governo di mantenere il sistema esistente, non ne abbiamo voluto uno diverso. Il sistema è questo, si può lavorare per migliorarlo ma non stravolgerlo”.
Andando avanti con il suo intervento, Balduzzi si è detto disponibile a tornare sulla questione della distribuzione per conto, “sulla quale non c’è mai stata una posizione contraria a priori”. “Gli studi di Federfarma e Assofarm hanno prodotto risultati dimostrano che ci sarebbe una convenienza per il sistema con un maggiore utilizzo della distribuzione per conto, sia in termini di tutela della salute che di sostenibilità per il Ssn. Quindi ora disponiamo di alcuni elementi per fare qualche passo in più”.
Balduzzi si è invece detto rammaricato di non avere “parlato a sufficienza della farmacia dei servizi. Spero che sia possibile farlo non appena risolti i problemi già sul tavolo”. In conclusione, si da parte di Balduzzi a un patto con i farmacisti. "Lungotevere Ripa è sempre aperto alle proposte. Secondo il mio punto di vista possiamo iniziare un confronto già da domani”.

Oscar Giannino (Fare per Fermare il Declino)
La filiera del farmaco non si faccia dividere dalla politica

“L'industria farmaceutica non è il nemico. Siamo l'unico Paese al mondo che ha chiesto negli ultimi 4 anni 11 miliardi di 'sovra-costi' a questo settore. Che equivalgono a 11 miliardi in meno investiti in ricerca e innovazione". Questo il punto centrale dell’intervento di Oscar Giannino, che ha chiesto ai farmacisti di non lasciare che la politica divida la filiera, ma che questa, piuttosto, si unisca di fronte alla considerazione che “il contenimento della spesa farmaceutica non si può addossare solo all'industria e alla filiera del farmaco”. Il problema, secondo Giannino, è che “si continua a chiedere il contenimento della spesa alla parte privata della sanità (farmacie, imprese del farmaco e della distribuzione intermedia…) sottoponendola a regimi di tagliola automatica, mentre è la componente pubblica restante quella che genera problemi, che derivano dalle forniture, dal modo in cui è organizzata la sanità pubblica, dalle scelte degli uomini di partito che sono quelli che prendono decisioni. Questo è il problema vero”.
Per Giannino, insomma, i privati della filiera dovrebbero unirsi “per convincere politica a tagliare dove comanda e dove è lei stessa a mangiare. Altrimenti continueranno a sconfiggervi”.

Giulio Tremonti (Lega Nord – Lista Tremonti 3L)
Non si svendono i valori sociali al dio mercato

“Non si tutela la libertà e i cittadini svendendo valori come la solidarietà e la moralità”. Questo in sintesi il pensiero di Tremonti sulle politiche dei Governi “liberalizzatori” in materia di farmacie. “Le liberalizzazioni – ha detto Tremonti - sono una cosa importante, ma la libertà è una cosa diversa ed è ancora più importante”. Lo stesso vale per la “competizione, che sicuramente va sostenuta, ma che non deve lasciar indietro nessuno né ignorare quei valori come la moralità e la solidarietà che valgono più della competizione”.
Insomma, per Tremonti bisogna difendere le farmacie e il valore che c’è dietro. “L’Italia è fatta di 8 mila Comuni e di una popolazione composta per lo più da anziani. Le farmacie sono un presidio della salute di tutti loro, il luogo della nostra storia, della nostra civiltà. Sono il luogo dove c'è qualcosa di più del puro deposito delle merci e farmaci. Ci sono servizi sociali e sanitari, rapporti personali non sostituibili e che non si dovrà più tentare di sostituire”. Per Tremonti, se anche la farmacia va migliorata e riformata, “non credo che questo si faccia con le lenzuolate o con l’aggiunta di formule definite ‘para’. Così non si tutela la salute. Come non si tutela la proprietà e la libertà mettendo tasse sulla proprietà stessa. C'è un eccesso oltre il quale non si può andare”.

Stefano Fassina (Pd)
Vogliamo valorizzare la professionalità e la capillarità della farmacia

“Non c'è da parte del Pd nessuna logica del blitz contro i farmacisti, nessuna intenzione di asfaltarli. Il Pd vuole piuttosto costruire, usciti dalla situazione di emergenza, le condizioni per un dialogo con la vostra categoria”. Queste le promesse del responsabile economico del Pd, all’assemblea di Federfarma, che tuttavia non sembrava molto convinta dalle parole di Fassina. Che però ha voluto ribadire il sostegno del Pd al “ruolo delle farmacie come presidio  sociosanitario”.
Secondo Fassina “non c'è dubbio che la logica finanziaria emergenziale abbia scaricato sul Ssn interventi che si sono succeduti in modo caotico e che poco hanno avuto a che fare con una riforma”. Interventi che “hanno colpito ambiti su cui si pensava di avere meno resistenze per
ottenere un po' di cassa, ma che ci hanno restituito un sistema con troppi buchi. Un sistema che non è quello che vorremmo”.
Ora però, secondo Fassina, è tempo di invertire la rotta e l'intenzione del Pd, se le condizioni economiche lo permetteranno, è quella di “realizzare un sistema in cui viene valorizzata professionalità farmacista e la presenza su tutto territorio delle farmacie, che per noi rimangono un punto di riferimento insostituibile. Una valenza che dovrebbero articolarsi in un ampliamento servizi per potenziare la funzione della farmacia come presidio dell'assistenza sanitaria sul territorio”.
Per fare tutto questo, “serve il dialogo”, perché “l’assenza di confronto porta a gravi errori. Non c'è dubbio quindi – secondo Fassina - che bisogna muoversi in una logica di Patto e di concertazione. Un patto che non può essere unilaterale. Non ci saranno blitz – ha assicurato – ma ci sarà dialogo, anche se le posizioni non sempre coincideranno”.
Fassina ha quindi voluto sottolineare che da parte del Pd e anche del segretario e candidato premier Bersani “non c’è alcuna intenzione di fare diventare farmacista dipendente delle multinazionali. Non è quello il modello di farmacia che abbiamo in mente”. Al contrario, Fassina ha rassicurato l’assemblea di Federfarma sul fatto che per il Pd “il cittadino che si reca in farmacia per problemi di salute ha caratteristiche specifiche che vanno intermediate da chi sa riconoscerle”, dunque dal faramcista. “Questo sarà il nostro metodo di Governo”.
 
Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile)
Snellire le procedure per aprire nuove farmacie e più esenzioni per farmaci di Fascia C

“Per le farmacie bisogna rivedere il sistema delle remunerazioni e lavorare affinché diventino sempre più dei piccoli centri sanitari territoriali fondamentali sia per gli anziani e i deboli, ma anche in grado anche di sollevare i pronto soccorso e gli ospedali dai carichi di pazienti rispondendo a parte della domanda di salute”. Sono queste due della proposte di Antonio Ingroia per la farmacia, a cui si unisce la volontà di “snellire le procedure per i giovani che vogliono aprire una farmacia” e di ampliare le esenzioni per i farmaci di fascia C prevedendo che siano “gratuiti per i pensionati con reddito minimo, per i disoccupati e per chi ha un salario minimo come lavoratore”.
“Rivoluzione Civile è nata per difendere i diritti dei cittadini e vuole essere accanto a deboli. Noi non vogliamo solo tutelare, ma rafforzare il sistema sanitario pubblico e universale. E ci batteremo contro chi vuole fare spazio al privato”, ha aggiunto Ingroia dicendosi “contrario ai tagli lineari che offendono i cittadini, i servizi e le eccellenze ospedaliere e sanitarie”.
Per Ingroia, insomma, bisogna fare “riforme per andare incontro ai senza diritto e a coloro che non sono tutelati”. Bisogna “invertire la politica dei tagli. Sicuramente ci sono stati sprechi nella sanità pubblica, quindi va razionalizzata la spesa, ma – ha concluso Ingroia - vanno controllati gli accreditamenti e altre voci, sviluppando invece l’Adi e l’assistenza sociosanitaria”.
 
Massimo Corsaro (Fratelli D’Italia)
Non si possono favorire i cittadini se non si tutela la qualità e la capillarità garantita dalle farmacie

“E’ dietro il rigido sistema di controllo a cui farmacia è soggetta che si garantisce davvero la tutela della salute dei cittadini, così come sono convinto che è contrastando l’uscita dei farmaci di fascia C fuori della farmacia si favorisca davvero la popolazione”. Secondo Corsaro, infatti, la politica deve dunque essere coerente con provvedimenti che se vogliono tutelare il cittadino, “non possono non tutelare la qualità e la capillarità dei servizi resi dalle farmacie”. Fratelli d’Italia, ha aggiunto Corsaro, “nasce proprio dalla volontà di offrire a tutti una forza politica che rappresenti la voce di chi è stato svilito da questo Governo, che ha penalizzato la parte sana del Paese”.
 
Chiara Moroni (Fli)
Non difendo una categoria, ma un patrimonio del Paese

“Tutte le ricerche dimostrano che i cittadini apprezzano i servizi resi dalla farmacia e hanno una profondissima fiducia nei farmacisti. Quando difendo le farmacie, dunque, non difendo una categoria, ma un patrimonio dell'Italia”. Ha esordito così Chiara Moroni, deputata Fli e farmacista, sottolineando che “è una falsità affermare che mettendo il farmacista e i farmaci fuori della farmacia significa difendere il Ssn e i cittadini, perché i cittadini si difendono aumentando i servizi e valorizzando tutti quei servizi gratuiti che le farmacie forniscono ogni giorno al cittadino per sopperire alle mancanze del sistema sanitario nazionale”. Servizi che, ha sottolineato Moroni, “non sono conteggiati nei margini delle farmacie né nel sistema remunerazione, ma che i cittadini conoscono bene e sanno anche conteggiare”.
Se quindi la farmacia deve essere integrata al Ssn, secondo Moroni questo “deve essere riconosciuto non solo in termini di remunerazione ma anche di valorizzazione. Valorizzazione che non si realizza mettendo i farmacisti vicino al banco dell’insalata”.
Moroni ha poi proposto ai colleghi farmacisti di “pubblicare i bilanci delle farmacie, così da fare cadere la falsa convinzione che i farmacisti siano ricchi. Farmacie e farmacisti offrono un servizio alla collettività importante, ma un servizio che non genera grandi guadagni”. Alla politica, invece, l’invito a “riflettere su cosa accadrebbe se il sistema dovesse farsi carico di quanto oggi è offerto dalle farmacie”.

Maurizio Gasparri (Pdl)
Si è impoverito un presidio in prima linea per la tutela della salute e che permette risparmi

“Non mi vergogno di avere difeso i farmacisti, che sono una categoria e non una lobby. Lo abbiamo fatto alla luce del giorno. E lo abbiamo fatto perché si è impoverito un presidio che è in prima linea per la tutela della salute e che ci permette di risparmiare”. Così ha parlato Gasparri, secondo il quale “il farmacista è il primo interlocutore dei cittadini per i problemi di salute e la difesa dei farmaci di fascia C come esclusiva delle farmacie è una battaglia in difesa della sostenibilità della farmacie e dunque dei servizi resi ai cittadini.”
Per questo Gasparri ha espresso la volontà del Pdl di continuare sulla via del dialogo con le farmacie: “Chi ha difeso le banche e le speculazioni, non ci dia lezioni per il fatto che difendiamo i professionisti del territorio”, ha aggiunto Gasparri, secondo il quale “le lenzuolate di Bersani non avevano alcuna intenzione di liberalizzare, ma solo di rafforzare alcune potenze che hanno nome, cognome e colore di appartenenza noti”.

Attilio Lioi (Udc)
Non conta solo la spesa, ma anche la qualità dei servizi

“Siamo di fronte a categoria che vive le difficoltà di tutte le categorie libero professionali, che nell’ultimo periodo sono state colpevolizzate, gravate da zavorre burocratiche e da interventi economico-finanziari che ne hanno minato le basi”. Una realtà che va sanata perché le farmacie “sono trincee della salute sul territorio e bisogna che la politica ne prenda coscienza per capire che non c'è solo problema di spesa ma anche di qualità del servizi”.
Per Lioi, infatti, i capitoli di spesa della sanità su cui intervenire sono altri. E nel farlo, bisogna invece lasciare spazio alle farmacie. “Restituiamo un po' di sovranità a questa libera professione e permettiamogli di riconquistare spazi smarriti”.

Massimo Garavaglia (Lega Nord)
Fermiamo la grande distribuzione prima che spariscano le farmacie

“Si parla tanto di credibilità ma la credibilità di una forza politica si misura dalle proposte che fa, dagli emendamenti che presenta e dal voto che dà ai provvedimenti. Ed è quello che noi abbiamo fatto con le farmacie per contrastare l’intenzione di farne cadere il valore”, così come “non si era tenuto conto della mancata ragionevolezza di apertura di tante nuove farmacia”.
Per Garavaglia i veri sprechi della sanità “non sono nel servizio pubblico gestito da privato, che sa fare bene i conti di casa propria. I veri sprechi sono nella parte pubblica e la soluzione per evitarli è semplice: aprire il cassetto e rendere operativa la norma sui costi standard in sanità. Solo affamando la bestia riusciremo davvero a contenere i costi”.
Garavaglia ha poi sottolineato come l’idea di farmacia come presidio della sanità che offre molteplici servizi “è quello che Maroni ha scritto nero su bianco sul programma per la Lombardia. In assoluta coerenza con altro ragionamento che si sta facendo sulla Gdo”. Secondo Garavaglia, infatti, “il problema della farmacie non è estraneo a quello più ampio del commercio al dettaglio”. La Leganon pensa che la Gdo “sia giusta o sbagliata a prescindere, ma dobbiamo avviare un’analisi per capire se è possibile andare avanti o è meglio fermarci e garantire l’esistenza di un presidio di prossimità, cioè la farmacia, che per noi è e rimane fondamentale”.

Donata Lenzi (Pd)
Farmacia resti una concessione dello Stato contro i grandi distributori stranieri

Non ci sta Donata Lenzi a raccogliere le accuse dei farmacisti e dei politici di centrodestra sulle difficoltà dei farmacisti legate ai governi di centrosinistra. “Dopo 8 anni di Governo di centrodestra se si volevano trovare delle soluzioni c’era tutto il tempo e il potere per farlo, anche riguardo alla grande distribuzione”. Secondo Lenzi, è comunque sicuramente possibile fare qualcosa per meglio intervenire sui veri sprechi della sanità, partendo “dai contratti e dalle gare di appalto”. Per Lenzi bisogna poi “affermare con chiarezza che non possono essere i grandi produttori di farmaci stranieri a distribuirli e metterli sul sistema. La farmacia deve rimanere una concessione dello Stato sotto il controllo Stato”. Ma l’impegno principale deve essere quello contro i tagli lineari, “perché a guardare il singolo prezzo è che non è capace di governare davvero il sistema”.


 

06 febbraio 2013
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