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Monti: “La sostenibilità del Ssn è a rischio. Servono nuove modalità di finanziamento”


"La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni". Così il premier a Palermo. Dichiarazione shock, ma se andiamo a vedere cosa dicevano lui e Giarda l'anno scorso...

27 NOV - Al termine della conferenza stampa della fine dello scorso anno avevamo avvicinato il presidente Monti per rivolgergli la domanda che avremmo voluto fargli durante il confronto con i giornalisti ma che, per questioni di tempo, non avevamo avuto modo di porgli. “Sulla previdenza siete già intervenuti, sul lavoro state preparando nuovi provvedimenti. Pensate di intervenire anche sulla sanità?". Monti ci rispose così: "Non ci avevo pensato, mi avete dato un'idea!".
 
Poche settimane prima (siamo sempre a fine 2011) era stato il ministro Giarda a darci un'altra piccola chicca, passata nel dimenticatoio del marasma di quei giorni drammatici di lotta allo spread. Rispondendo a una nostra domanda nel corso della conferenza stampa di presentazione del decreto Salva Italia, Giarda disse: “A volte con Passera ci siamo interrogati su come riteniamo giusto che sia finanziata la sanità. Abbiamo qualche idea su cui faremo ulteriori riflessioni. Insomma, non abbiamo finito di lavorare con l'intervento di oggi".
 
E infine come non ricordare quella frase dell'Agenda Monti del 24 agosto scorso dove si diceva, riferendosi alle liberalizzazioni, che “vanno coerentemente attuate quelle già avviate e ne devono essere promosse altre in altri settori. Occorre creare spazi nuovi per la crescita di autonome iniziative private, attualmente bloccate o rese interstiziali da una presenza pubblica invadente e spesso inefficiente (si pensi, a esempio, al settore postale; ai beni culturali e alla sanità)”.
 
Se rileggiamo queste dichiarazioni e consideriamo poi i provvedimenti messi in atto dal Governo nel corso dell'anno (spending review e legge stabilità) che hanno prodotto un defininaziamento del Ssn di 8,4 miliardi da qui al 2015 (in aggiunta ai 7,9 miliardi tagliati da Tremonti), non ci devono stupire più di tanto le parole pronunciate oggi da Monti. Lui e i suoi ministri, almeno una buona parte, sono evidentemente convinti da tempo che il nostro sistema sanitario non solo non sia più sostenibile, ma evidentemente sia anche troppo "ricco". E questo, apparentemente, a prescindere da tutti gli indicatori internazionali che continuano a segnalare che l'Italia spende meno degli altri Partner europei. In valori asoluti e in percentuale sul Pil.
 
Tuttavia, sentirsi dire a chiare lettere che "la sostenibilità  del Servizio sanitario nazionale, nel prossimo futuro, potrebbe non essere garantita" come ha detto oggi Monti intervenendo in videoconferenza in occasione della presentazione a Palermo del progetto del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed, ha un effetto shock indiscutibile e lascia spazio a qualsiasi scenario per il futuro.
 
Dalla limitazione dei Lea (non dimentichiamo che Balduzzi li dovrà rivedere entro il prossimo 31 dicembre), all'avvio di nuove forme di finanziamento del sistema. Tradotto, almeno secondo Monti, per mantenere la sanità in piedi serviranno più risorse di quelle che lo Stato è in grado di mettere sul piatto e quindi dovrà essere qualcun altro a pagare direttamente le prestazioni o parte di esse (i cittadini?), a meno di non aumetare ulteriormente le tasse, cosa alquanto improbabile.
 
E allora mutue integrative sempre più "sostitutive", nuovi ticket, prestazioni selezionate o meglio "razionate", e via discorrendo.
 
E' chiaro che tutto ciò diventerà materia del prossimo Esecutivo. Ma una cosa si può dire sin d'ora: se sarà di nuovo Monti a guidarlo, per il Ssn si aprirà una stagione di profondi cambiamenti strutturali.

“La crisi ha colpito tutti - ha spiegato Monti - e il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri - ha avvertito il premier - potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni”.
“La posta in palio - ha concluso Monti - è altissima e anche l'innovazione medico scientifica, soprattutto in fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida, considerando il parametro costo-efficiacia non più residuale, bensì d'importanza critica".
 
E infine, per restare in tema di sostenibilità, non è escluso che nelle parole di Monti vi sia anche un'eco delle recenti analisi della European House di Ambrosetti che ha delineato un aumento della spesa sanitaria italiana del 150% da qui al 2050, quando, sempre secondo gli analisti, la spesa potrebbe toccare quota 281 miliardi di euro.

27 novembre 2012
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