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Distribuzione diretta. “Farmacisti ospedalieri un valore aggiunto”. La SIFaCT audita alla Camera


“La dispensazione del farmaco direttamente eseguito dalla struttura pubblica ha un valore aggiunto, che il farmacista ospedaliero ha orientato verso un ambito maggiormente clinico, con interventi focalizzati sul counselling al paziente, al monitoraggio della sicurezza dei trattamenti, e all’aderenza terapeutica” ha spiegato la presidente Francesca Venturini audita in Commissione Affari Sociali

30 MAR - “A distanza di 20 anni, la distribuzione diretta va oggi ‘riletta’ in un’altra dimensione rispetto al solo intento economico che ne aveva determinato la nascita, sulla base dell’evoluzione in campo farmaceutico e normativo”.
 
Così Francesca Venturini, Presidente di SIFaCT (Società Italiana di Farmacia Clinica e Terapia), Francesca Venturini nel corso dell’audizione presso XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito della “Indagine conoscitiva in materia di distribuzione diretta dei farmaci per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche e di distribuzione per conto per il tramite delle farmacie convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale in attuazione dell’articolo 8 del Decreto Legge n. 347 del 2001 (legge n. 405 del 2001)”.

Ma quali sono gli scenari che determinano la rilettura? “In primis l’introduzione di nuovi e più costosi farmaci biotecnologici, utilizzati soprattutto nelle patologie oncoematologiche e infiammatorie – ha sottolineato – che richiede spesso la necessità di uno stretto monitoraggio multidisciplinare per l’arruolamento, la prescrizione, la dispensazione e il monitoraggio degli esiti, in particolare perché sono stati introdotti specifici Registri Aifa sia per la verifica di appropriatezza d’uso, sia per l’accesso ai cosiddetti Mea (Managed Entry Agreement) per il recupero economico di alcuni trattamenti”.
Inoltre, ha aggiunto, la Raccomandazione n. 17 del Ministero della Salute, prevede una “Riconciliazione Terapeutica” ad ogni passaggio di cura, soprattutto in pazienti fragili ed in politerapia. Infine, la complessità dei trattamenti per la cura delle malattie rare, spesso prevede un percorso dedicato nella scelta e modalità di accesso al farmaco (usi off-label e applicazione della L. 648/96, richiesta di accesso ad usi compassionevoli, utilizzo di specifici fondi Aifa, etc)”.

Per questo, “la dispensazione del farmaco direttamente eseguito dalla struttura pubblica ha un valore aggiunto, che il farmacista ospedaliero ha orientato verso un ambito maggiormente clinico, con interventi focalizzati sul counselling al paziente, al monitoraggio della sicurezza dei trattamenti, e all’aderenza terapeutica. Infatti, anche la più idonea delle prescrizioni rischia di fallire nei suoi intenti se il paziente non è adeguatamente seguito nel corso di un trattamento complesso”.
 
La specializzazione di 4 anni conseguita dal farmacista che opera nel Ssn, unita alle esperienze maturate in questi ultimi 20 anni, fornisce quindi un servizio di elevata qualità, che “difficilmente può essere sostenuto da una farmacia del territorio, che non conosce la complessità delle azioni sopra descritte, e non è in stretta e continuativa interrelazione con la componente clinica” ha sostenuto Venturini.
Per contro, “la rete delle farmacie ospedaliere e dei servizi farmaceutici territoriali orientate alla farmacia clinica ha sviluppato un approccio per patologia, con farmacisti specialisti che prendono in carico il paziente per tutte le esigenze terapeutiche. Questo, grazie da un lato alla formazione specialistica (corrispondente alle altre specialità mediche), che dà la possibilità di approfondire non solo gli elementi gestionali della farmacia ospedaliera, ma anche la componente clinica, e dall’altro dalla presenza attiva e costante nei team multidisciplinari che seguono il paziente in tutto il suo percorso di cura, fornendo anche continuità all’assistenza.

In conclusione, la Presidente Venturini ha evidenziato come: “escludendo le situazioni di casi di inefficienza locale, possibili sia in un contesto pubblico che privato convenzionato, si può affermare che i quesiti organizzativo-gestionali posti dall’indagine conoscitiva non trovano riscontro nella pratica. Le possibili criticità ipotizzate dalla controparte privata o privata convenzionata hanno già trovato soluzioni nel contesto pubblico, che è in grado di dimostrare con dati l’efficienza dei servizi guidati dai farmacisti del Ssn nelle strutture di supporto ospedaliero.
 
Il valore aggiunto del farmacista specialista del Ssn con orientamento clinico è in grado di migliorare il percorso di cura del paziente. Molte patologie complesse necessitano infatti di una presa in carico continuativa di terapie costose e con un profilo di efficacia e sicurezza che richiedono spesso un approccio multidisciplinare nel quale la figura del farmacista ospedaliero è indispensabile. SIFaCT, come società scientifica di farmacisti specialisti del Ssn con orientamento all’intervento clinico – conclude – sollecita l’istituzionalizzazione di queste numerose esperienze, già in uso in molte altre nazioni, anche per l’Italia” .



 

30 marzo 2022
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