Zaia: “Vogliamo i medici di base pubblici”. E sui vaccini: “Noi contrari all'obbligo non alle vaccinazioni”
22 GIU - Un bilancio della sanità in attivo di 300 milioni di euro per la voce mobilità sanitaria, investimenti in tecnologie avanzate come i robot per la sala operatoria, riorganizzazione delle piante organiche in stile manageriale, costi standard e medici di base a gestione totalmente pubblica che affianchino quelli privati, in modo da offrire assistenza capillare e costante.
È questa la risposta tutta Veneta per una buona sanità che il Governatore del Veneto,
Luca Zaia, ha presentato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Primo punto in agenda, la mobilità sanitaria. “Nonostante porti entrate nelle casse regionali – ha dichiarato Zaia – da noi arrivano pazienti con patologie complesse, come i trapianti, che sono anche molto costose e non portano certo attivi di bilancio. Per noi la mobilità sanitaria è questione etica, una riprova delle prestazioni di eccellenza che il sistema veneto riesce ad offrire”.
Per quanto riguarda l’innovazione, poi, bisogna tenere conto che “nel giro di 10 anni vivremo un’autentica rivoluzione grazie a tecnologie avanzate, chirurgia robotica e al digitale. La vera sfida sono gli investimenti in innovazione tecnologica e la deospedalizzazione. La buona sanità non si misura del numero dei posti letto – ha aggiunto – ma dagli investimenti in attrezzature d’avanguardia, robot in sala operatoria, day-surgery e day-hospital”.
Zaia ha puntato poi sui costi standard, la vera atout da giocare: “Chi ha la governance della sanità dimostra vero coraggio se investe nei costi standard, che non sono soltanto garze e siringhe, ma anche, e soprattutto, riorganizzazione in stile manageriale delle piante organiche. La Regione Veneto sta procedendo a riorganizzare le apicalità, cioè direzioni e primariati, in stile holding: capidipartimento al vertice e, a scendere, organizzazione gerarchica dei dirigenti dei reparti e dei servizi”.
Per quanto riguarda i medici di medicina generale, per Zaia è “fondamentale riconoscere il loro ruolo essenziale nella filiera della sanità. Ma – ha avvertito – i medici di base non possono essere irreperibili nei weekend o limitarsi a svolgere in ambulatorio soltanto un certo numero di ore la settimana. La copertura della medicina territoriale, in Veneto e come in Italia, dovrebbe essere capillare e costante. Per questo abbiano intenzione di introdurre la figura del medico di medicina generale totalmente pubblico, creando quindi un sistema misto pubblico-privato”.
Infine il tema vaccini. “La Regione Veneto non è contraria ai vaccini – ha ribadito il presidente - ma all’obbligatorietà. Il nostro modello ha raggiunto attualmente una soglia di copertura del 92,6%, garantita dal tavolo di monitoraggio costante con il ministero della Salute, per merito anche dell’unica anagrafe vaccinale informatizzata d’Italia. Noi intendiamo procedere sulla strada dell’informazione e del dialogo, perché temiamo che l’obbligatorietà incentivi gli abbandoni della profilassi vaccinale. Quindi – ha concluso il presidente - confermiamo il ricorso contro il decreto, e, se verrà convertito in legge, contro la legge sui vaccini. Siamo consapevoli di essere una minoranza, ma siamo in linea con altri15 paesi europei, dove i vaccini non sono obbligatori”.
22 giugno 2017
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