I senatori del Pdl contro la liberalizzazione delle professioni
13 LUG - “Profonda preoccupazione e totale contrarietà per la volontà del Governo di procedere ad una liberalizzazione delle professioni intellettuali, che arrecherebbe grave pregiudizio per alcuni diritti costituzionalmente sanciti e minerebbe i principi fondamentali quali la garanzia della competenza, l’indipendenza dei professionisti e il controllo etico”. È quanto esprimono 22 senatori del Pdl in una lettera inviata al presidente del Senato, Renato Schifani, al presidente Gruppo Pdl Senato, Maurizio Gasparri, al presidente vicario Gruppo Pdl, Gaetano Quagliariello, e al presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini.
Secondo i senatori, infatti, “le professioni devono essere coinvolte in un processo riformatore di ammodernamento, che tuttavia non destrutturi il sistema, consegnandolo a logiche capitalistiche di mercato, con la conseguenza di destabilizzare uno dei più antichi e solidi comparti economici del Paese. Una misura di questo genere – continua la lettera - appare ancor più grave in un momento di particolare difficoltà, anche a livello internazionale: la rimozione degli ostacoli all’attività economica dei cittadini è certamente un tema importante, che tuttavia non va confuso con interventi astratti di natura meramente ideologica che rischiano soltanto di intaccare la struttura, la qualità e l'efficienza dei servizi professionali, che innervano il tessuto produttivo del Paese in un momento in cui la crisi economica e gli attacchi speculativi stanno già imponendo un pesante tributo all’Italia”.
“Non è colpendo le professioni, i relativi Ordini e la loro funzione di controllo a garanzia dei cittadini che – secondo i 22 senatori - si creano nuove opportunità di sviluppo; l'esito della ipotizzata liberalizzazione avrebbe il devastante risultato di chiudere le prospettive di coloro che oggi accedono alle professioni dopo anni di studio;allo stesso modo, non è eliminando qualsiasi regolazione dell’erogazione di servizi, anche essenziali, che si promuove un aumento degli attori presenti sul mercato, ma semplicemente si apre la strada alla concentrazione e alla ristrutturazione selvaggia di quelle reti territoriali che da sempre costituiscono il modello italiano, fatto di distretti collaborativi, di piccole e medie imprese e di una capillarità dei servizi che negli anni hanno raccolto diversi consensi, arrivando a divenire oggetto di studio da parte di altri Stati, europei ed extraeuropei”.
“Il Paese – continua la lettera - ha un urgente bisogno di riforme strutturali capaci generare sviluppo, competizione e occupazione in una logica che garantisca l'efficienza e l'economicità, nel rispetto dei principi di universalità, solidarietà ed equità”. Obiettivi che l'ipotesi di riforma in argomento “sembra pregiudicare” e “rischia di essere il frutto di una spinta emotiva ingiustificata che – secondo i 22 senatori - allontanerebbe il nostro Paese da quegli standard di efficienza che vengono garantiti dagli esercenti le professioni intellettuali i cui Ordini richiedono un ammodernamento e non certo una inutile e dannosa deriva liberalizzatrice”.
I firmatari
Sen. D'Ambrosio Lettieri
Sen. Calabrò
Sen. Pastore
Sen. Ghigo
Sen. Di Stefano
Sen. Costa
Sen. Mugnai
Sen. Fleres
Sen. De Lillo
Sen. Gramazio
Sen. Benedetti Valentini
Sen.ce Bianchi
Sen. Ferrara
Sen. Saccomanno
Sen. Rizzotti
Sen. Castro
Sen.ce Colli
Sen. Coronella
Sen. Ferrara
Sen. Fluttero
Sen. Mazzaracchio
Sen. Piccioni
13 luglio 2011
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