Coronavirus e persone con disabilità. L’Anfass lancia l’allarme “Centri residenziali bombe ad orologeria pronte a scoppiare”
“Non basta solo proteggere dall’esterno chi vive in una struttura residenziale. Occorre aiutare le persone con disabilità e le famiglie rimaste sole”. Per l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale bisogna cambiare strategia “Necessario subito un intervento mirato”
24 MAR - Individuare i contagiati, gli asintomatici ed i negativi, garantendo la possibilità di effettuare tamponi per tutti gli utenti e operatori delle strutture residenziali. Isolare e distanziare il più possibile le persone anche all’interno delle strutture, anche ricorrendo all’utilizzo di sedi diverse. Assicurare alle persone con disabilità i cui genitori siano ricoverati o siano venuti meno a causa del Coronavirus immediata presa in carico. E ancora, assicurare, con urgenza, ai genitori, specie anziani, supporti domiciliari per gestire i figli con contagio da Coronavirus o che non siano gestibili in famiglia. Tutelare, in tutti i modi, la salute degli operatori che stanno dimostrando sul campo il loro valore e senza i quali le persone con disabilità, specie se rare e complesse, rischiano di restare prive anche del minimo supporto vitale.
Queste le richieste che arrivano
dall’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale (Anffas) altrimenti “l’onda lunga del contagio diventerà lunghissima e si assisterà alla decimazione delle persone più fragili, persone con disabilità ed anziani non autosufficienti, che vivono in strutture residenziali, unitamente ad analogo rischio per gli operatori”.
“I centri residenziali sono delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte a scoppiare, è una situazione a dir poco esplosiva che nessuno sta cercando di risolvere, lasciando così in balìa dell’emergenza sanitaria in corso le persone con disabilità, le famiglie e gli operatori – ha detto
Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas a nome e per conto delle persone con disabilità, di famiglie di operatori – le strutture residenziali vanno equiparate, ai fini dell’emergenza Coronavirus, a quelle sanitarie e vanno gestite con pari attenzione e modalità, fornendo loro, nell’immediato tutto l’aiuto di cui necessitano e priorità nella fornitura di dispositivi di sicurezza, materiale e personale”.
“Dalle nostre persone con disabilità e dalle nostre famiglie ci giunge, altresì, un disperato appello relativamente alla urgente necessità di avere adeguati supporti domiciliari. Si sono, infatti, già verificati casi in cui i genitori sono venuti meno ed i figli con disabilità sono rimasti soli in casa, con minimi supporti da parte dei Comuni, o casi in cui genitori anziani si sono ammalati e i cui figli con disabilità sono di difficile gestione. Ed ancora quando sono le stesse persone con disabilità a risultare positive e non in grado di mettere in atto le misure di distanziamento o di utilizzo dei dispositivi atti a prevenire il contagio”, spiega ancora Speziale.
“Anche per gli Enti Locali si sta rivelando problematico trovare personale disponibile ed idoneo a garantirne l’assistenza. I nostri appelli, fino ad oggi, sono caduti nel vuoto – prosegue – mentre non è più procrastinabile iniziare a fornire strumenti come kit di protezione e ad effettuare tamponi per capire chi sono i contagiati e gli asintomatici, così da poterli isolare dagli altri ed evitare il protrarsi dei contagi che, nel caso dei centri residenziali, non solo sono più rapidi ma sono anche più aggressivi. Anche la situazione delle famiglie al cui interno vivono persone con gravi disabilità o non autosufficienti, specie quelle con seri problemi comportamentali, sono letteralmente allo stremo e necessitano di urgenti ed adeguati supporti domiciliari o alternativi”.
Sarebbe inoltre opportuno sottolionea l’Anfass che, “almeno per persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, dietro prescrizione medica, fosse prevista una deroga alle attuali regole sul divieto di uscire dalle proprie abitazioni, chiarendo che viene consentito di poter fare delle brevi uscite giornaliere, sempre rispettando, per quanto possibile, tutte le previste prescrizioni. Appare assurdo che questa soluzione, in questo momento, sia consentita ai proprietari di cani e non a familiari di persone con gravi disabilità”.
24 marzo 2020
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