Belluno. Arrestato primario ginecologia: tangenti per saltare lista d’attesa per Pma
A capo della ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Pieve di Cadore, chiedeva fino a 2.500 euro per ridurre i tempi d’attesa per avviare le procedure della procreazione medicalmente assistita. Dovrà rispondere di concussione aggravata e interruzione di pubblico servizio. Il video delle mazzette.
20 DIC - "Facendo leva sul sogno di completare la famiglia con il tanto agognato figlio", Carlo Cetera, primario dell'ospedale di Pieve di Cadore (BL), induceva le coppie a pagare sino a 2.500,00 euro per ogni singolo tentativo di procreazione medicalmente assistita (p.m.a.), "certo che l'angoscia legata ad una maternità sempre negata avrebbe convinto soprattutto le aspiranti mamme ad accettare la sua proposta: denaro in cambio di un rapido inserimento nella lista d'attesa pubblica".
Così la Guardia di Finanza annuncia l'arresto di Cetera (nel video a fondo pagina uno dei pagamenti ottenuti dal medico durante un incontro con una paziente in un bar. Il primario si trova nella parte sinistra dello schermo). "Accettando di pagare i tempi d'attesa - spiega la nota della GdF - si potevano ridurre anche a pochi mesi, in un settore in cui le statistiche dicono che ogni settimana di attesa riduce le possibilità di gravidanza in donne che spesso hanno già superato quota 40 anni".
I finanzieri del Comando Provinciale di Belluno, hanno accertato che la "proposta indecente" veniva normalmente formulata dal medico o al termine del primo colloquio con la coppia o in un successivo incontro appositamente richiesto. Il primario, già nel corso della prima visita, si informava sulle disponibilità economiche dei suoi pazienti; avanzata la richiesta di denaro per "saltare la lista pubblica", si premurava di incassare il denaro personalmente fissando incontri nei luoghi più disparati, avvertendo le coppie che al telefono non dovevano mai parlare di soldi.
Le precauzioni prese dal medico sono però risultate vane visto che dalle intercettazioni telefoniche e dalle successive acquisizioni testimoniali le fiamme gialle hanno ricostruito "un quadro desolante soprattutto se raffrontato al prestigio di cui gode il primario nel campo della procreazione assistita".
"Il medico - prosegue la nota della GdF - non lesinava telefonate alle coppie indecise evidenziando che per loro quella da lui offerta poteva essere l'ultima occasione di avere un figlio, inoltre era solito chiedere incontri presso bar, stazioni, gelaterie, caselli autostradali, parcheggi etc. per incassare le tangenti da lui pretese. Durante gli incontri, il medico cercava di schermare le proprie responsabilità con i pazienti raccontando loro, falsamente, che i soldi erano destinati ad una società specializzata in tecniche di fecondazione assistita che da sempre collabora con il centro di p.m.a. dell'ospedale di Pieve di Cadore".
Le indagini hanno però fatto emergere l'estraneità, dai fatti illeciti contestati, dell'équipe di medici e biologi della società specializzata in tecniche di fecondazione assistita che con cadenza bimestrale si reca all'ospedale di Pieve di Cadore per supportare l'attività del primario.
In un caso gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Belluno hanno anche filmato il passaggio di denaro tra una donna friulana (accompagnata nell'occasione dalla madre) ed il medico all'interno di un bar, dove lo stesso si e' fatto consegnare 2.000,00 euro pretesi rigorosamente in contanti.
La GdF informa che allo stato attuale sono sei le coppie che hanno confermato ai finanzieri di aver accettato di pagare, ma molte altre sono quelle che devono ancora rendere testimonianza. "Si tratta di coppie molto variegate, spesso reduci da gravidanze naturali concluse male, e composte da avvocati, maestre, operai, casalinghe, gelatai, dipendenti pubblici e broker: tutti accomunati dalla paura che denunciando il medico avrebbero perso l'ultima chance di diventare mamma e papa'".
All'esito delle indagini, culminate in tre perquisizioni locali eseguite ieri dai finanzieri bellunesi, il primario è stato tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Belluno: il medico adesso è chiamato a rispondere di concussione aggravata e continuata nonchè di interruzione di pubblico servizio.