Roma. Denunciata vicenda del 2010. Si sottopone all'aborto terapeutico ma viene lasciata sola ad abortire perché i medici di turno sono obiettori
Valentina è portatrice sana di una grave anomalia genetica. Nel 2010 resta incinta ma scopre al 5° mese che il feto ha una grave malformazione. Chiede l'aborto terapeutico. Le viene prima negato da un medico obiettore, ma riesce a farlo con un altro medico dell'ospedale Pertini. Entra in fase di travaglio ma i medici di turno si rifiutano di assisterla in quanto obiettori. Ha partorito da sola nel bagno dell'ospedale.
11 MAR - Valentina e Fabrizio (in foto da
Repubblica) sono l'ultima coppia che, in ordine di tempo, ha ottenuto dal Tribunale della Capitale un’ordinanza che solleva il dubbio di legittimità Costituzionale delle legge 40. Lei, infatti, è portatrice di una grave anomalia genetica. Alla coppia è stato negato l'accesso alla fecondazione assistita e alla diagnosi genetica preimpianto per impedire la trasmissione della patologia al nascituro. Il ricorso al tribunale è stato deciso dopo che Valentina e Fabrizio avevano già provato ad avere un figlio, ma tutte la gravidanza era finita tutte le volte con un aborto. Uno dei quali, peraltro, avvenuto nel bagno dell'ospedale Pertini perché dopo avere effettuato l'interruzione di gravidanza, si era trovata ad espellere il feto quando era di turno un medico obiettore che si è rifiutata di assisterla.
A raccontare la vicenda è la stessa Valentina in una intervista a
Repubblica. Ecco i fatti: il 27 ottobre 2010, dopo che l’esame dei villi coriali aveva rilevato una grave malformazione del feto, al quinto mese, la ragazza aveva chiesto un aborto terapeutico. Il medico, tuttavia, si rifiuta, dichiarandosi obiettore. Un altro medico dell'ospedale Sandro Pertini acconsente però all'intervento. Valentina viene sottoposta all'aborto terapeutico e ricoverata in attesa di espellere i feto. Quanto inizia il travaglio, 15 ore più tardi, i medici presenti in reparto sono cambiati e il medico di turno si rifiuta di assisterla dichiarandosi obiettore, secondo quanto racconta Valentina. Lasciata sola, Valentina ha espulso il feto nel bagno dell’ospedale. "Dopo 15 ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti, ho partorito dentro il bagno dell’ospedale con il solo aiuto di mio marito". Sottoposta successivamente al raschiamento, Valentina ha più tardi lasciato l'ospedale, senza mai denunciare l’ospedale per quanto avvenuto.
L'episodio raccontato oggi riaccende le polemiche sulla 194, a pochi giorni dal richiamo all'Italia da parte del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa: “A causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza, l’Italia viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194 del 1978, intendono interrompere la gravidanza“.
"Le verifiche e le indagini le stiamo facendo. La cosa più importante è evitare che questa condizione limiti in forma sostanziale l'applicazione della legge. Vogliamo affrontare alla radice il problema del garantire il rispetto della legge e rilanciare lo spirito della 194 per questo lanceremo presto le linee guida". Così il presidente della Regione Lazio,
Nicola Zingaretti, ha commentato la vicenda.
"Valentina ha abortito da sola nel bagno dell’ospedale Pertini di Roma - ha spiegato
Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni, nonché uno dei legali della coppia, che ha presentato lunedì il provvedimento del Tribunale -. Questa è omissione di soccorso, un reato penale, anche se la coppia ha deciso di non denunciare la struttura. È la dimostrazione di come la legge 194 in Italia non garantisca sempre la presenza di un medico non obiettore nel caso dell’interruzione volontaria della gravidanza".
11 marzo 2014
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