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De Lorenzo: “La mia vicenda giudiziaria non ha nulla a che fare con la mia posizione di medico e professore universitario”


28 OTT - “Dispiace constatare come Rizzo, nelle sue affermazione di oggi, non tenga conto di quanto ho chiarito in una lettera indirizzata allo stesso Rizzo e  a Stella e pubblicata sul Corriere della Sera il 28 gennaio del 2007, a pagina 31”. Interpellato da Quotidiano Sanità, l’ex ministro della Salute, Francesco De Lorenzo, replica così al giornalista a Sergio Rizzo, che oggi, nel corso di un workshop organizzato dalla Fnomceo, ha criticato l’istituzione ordinistica per casi “come quello di De Lorenzo, reintegrato dall'Ordine dei medici di Napoli dopo la condanna per corruzione”.

Riportando testualmente quanto scritto nella lettera citata, De Lorenzo spiega che “il mio caso ha riguardato il reato di associazione a delinquere e corruzione finalizzata al finanziamento illecito ai partiti. Una vicenda politica, dunque, e del tutto estranea alla mia professione di medico e di professore universitario. E come stabilito dalla legge n.97 del 2001 che disciplina il rapporto tra sentenza penale e giudizio disciplinare per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, se i reati per cui si è stati condannati non riguardano illeciti commessi nell’esercizio della propria funzione, non c’è automatismo che si riverberi nelle decisioni di carattere disciplinare”.

“Voglio far presente, inoltre, – scrive ancora De Lorenzo nella lettera che ha voluto rileggerci - come la Corte Costituzionale, con decisione del 24 aprile 2002, ha affermato che nel procedimento penale a mio carico non erano state applicate correttamente le norme del ‘giusto processo’ e pertanto il procedimento stesso doveva essere annullato e ripreso da capo. Desidero aggiungere che in processi paralleli i miei coimputati di ‘associazione a delinquere’ e di corruzione sono stati assolti per l’associazione a delinquere o prosciolti per prescrizione, perché a loro è stato applicato il ‘giusto processo’. Ne deriva chese avessi avuto lo stesso trattamento, anche il mio caso si sarebbe risolto senza condanna”. La lettera riporta poi come “la Corte di Cassazione con due successive pronunce, di cui una a Sezioni Unite, ha riconosciuto che nella sentenza di condanna a carico di Francesco de Lorenzo erano contenuti gravi e decisivi errori, non rimediabili solo perché si trattava di ‘errori di diritto’ e non ‘di fatto’”.
 
L.C.



 

28 ottobre 2011
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