Covid o non covid, la specialistica ambulatoriale rimane la ‘Cenerentola del Ssn’
07 SET -
Gentile direttore,
le scrivo queste mie riflessioni perché mi sento obbligato moralmente a segnalare le preoccupazioni dei colleghi campani sul fatto che, dopo il momento topico della emergenza sanitaria, si possa ricadere di nuovo in una certa superficialità che ha caratterizzato la gestione della medicina territoriale specialistica e della sicurezza dei suoi operatori.
E’ doveroso segnalare che segnali positivi di interesse della regione Campania verso l’area sono venuti dalla recente approvazione dell’Accordo Integrativo Regionale per la Specialistica ambulatoriale che mancava da quasi un ventennio, la speranza di tutti è che si passi in breve ad una applicazione pratica di quanto concordato.
Non finirò mai di ricordare che, a parte i numerosi specialisti ambulatoriali che hanno affrontato in prima linea le attività negli ospedali Covid e non nel periodo dell’emergenza sanitaria, in Campania come in quasi tutte le regioni, gli ambulatori territoriali specialistici hanno continuato a funzionare perché purtroppo accanto ai contagiati e deceduti a causa del coronavirus, hanno continuato ad esserci migliaia di pazienti sofferenti di patologie acute e croniche che certamente non potevano essere trascurate in attesa che finisse la pandemia.
Alle visite ambulatoriali specialistiche a priorità urgente e breve che andavano assicurate per i suddetti pazienti e a cui gli specialisti territoriali non si sono sottratti, alle prestazioni domiciliari che andavano salvaguardate per non accentuare la gravità delle condizioni dei pazienti sofferenti delle pluripatologie croniche, si sono spesso affiancati altri servizi, anche avviati spontaneamente dagli stessi specialisti, ma apprezzati proprio dai pazienti più anziani, meno autonomi e con molteplici patologie croniche. Particolarmente gradito è risultato il servizio di controllo telefonico dei cittadini prenotati per le visite ambulatoriali, utilizzato per verificare lo stato di salute del paziente prenotato e valutare anamnesticamente la necessità o meno di farlo accedere comunque all’ambulatorio specialistico o rimandarlo, in accordo con il medico di medicina generale di fiducia, ad un momento successivo. Analogamente per le visite specialistiche domiciliari per i tanti pazienti cronici non deambulanti è stato in numerosi ambulatori attivato un triage telefonico utile in questi casi non solo per confermare o meno sempre anamnesticamente la necessità della visita, casomai consigliare o modificare terapie a pazienti abituali, ma anche per valutare lo stato di salute del paziente in rapporto ad eventuali sintomatologie Covid-19.
In maniera quasi naturale, nella quotidianità legata alla emergenza, sono state anticipate una serie di attività che il recente Accordo Collettivo Nazionale per la Specialistica Ambulatoriale Interna, in vigore dal 31 marzo 2020, prevede per il futuro quali lo smart working, le attività di supporto e consulenza con il teleconsulto e la telemedicina, attività che già nel periodo dell’emergenza hanno consentito di affiancare direttamente dagli ambulatori i medici di medicina generale e le unità di crisi anche nella gestione dei pazienti Covid-19 in quarantena o terapia domiciliare.
E veniamo alla sicurezza, nelle fasi iniziali della emergenza non è stato assolutamente facile procurarsi gli adeguati dispositivi di protezione individuale che solo successivamente sono stati assicurati.
Oggi, in previsione di un graduale ritorno alla normalità anche nel campo sanitario, gli Specialisti ambulatoriali attraverso le loro rappresentanze, hanno tutto il diritto di pretendere dal Ministero della Salute, dalle Regioni, dalle Aziende Sanitarie di prevedere una maggiore attenzione a tutta la medicina territoriale in generale, con particolare impegno verso la specialistica distrettuale da troppi anni completamente abbandonata laddove, invece, va attrezzata per metterla nelle condizione di affrontare la ripresa ordinaria delle attività territoriali che coesisteranno con la gestione del Covid-19.
Proprio l’esigenza di una sanità territoriale funzionante è stata evidenziata dalla tragedia che ci ha colpiti e le resistenze ad investire risorse per renderla adeguata alle necessità, si sono dimostrate drammaticamente sbagliate. Naturalmente per rendere sicura l’attività sanitaria sia per gli operatori che per gli stessi cittadini non si potrà prescindere da protocolli di sicurezza che prevedano la sanificazione costante dei locali, la fornitura continua e non occasionale dei dispositivi di protezione individuale (DPI), dalle mascherine e guanti a ciascun sanitario alle visiere e occhiali protettivi soprattutto per quegli Specialisti che non possono sottrarsi ad un rapporto ravvicinato con i pazienti. La fornitura di camici monouso, o perlomeno di camici puliti, dovrà diventare quotidiana e garantita e certamente non occasionale e dovrà essere assicurata anche per le attività domiciliari che rappresentano una peculiarità della medicina specialistica territoriale. Infine sarà necessario prevedere un adeguato incremento del personale infermieristico da affiancare agli specialisti non solo nell’attività clinica ma anche per l’accoglienza dei pazienti che a loro volta dovranno essere sempre muniti di mascherine e regolati nell’accesso agli ambulatori e alle sale di attesa previo controllo della temperatura.
Provare a pretendere è doveroso, la Specialistica territoriale è stata per troppo tempo la parte debole della Sanità, la Cenerentola della Sanità perché è stata depauperata, sottofinanziata, mai convenientemente ammodernata tecnologicamente e strutturalmente, sottostimata nelle sue capacità di affrontare le patologie sia acute che croniche, ma invece nella realtà è ricca di risorse umane e professionali, sia convenzionate che dipendenti, pronte a riprendere appieno la propria “mission”. Una area anche ricca di quelle specialità che si dovranno per forza utilizzare nella prevenzione, nelle campagne vaccinali, nei controlli della sicurezza dei luoghi di lavoro e di salute e delle scuole necessari per evitare nuove diffusioni epidemiche. Sempre nel rispetto della tutela sia dei professionisti che dei cittadini, campani come delle altre regioni, che alla specialistica territoriale si rivolgono per avere assistenza ma soprattutto per tenere sotto controllo quelle pluripatologie che sono state spesso la causa degli esiti letali della malattia virale.
Dott. Luigi Sodano
Tesoriere provinciale SUMAI Napoli
Consigliere regionale SUMAI Campania
07 settembre 2020
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