Abruzzo. Confindustria lancia l’allarme: “Strutture per disabili ed anziani verso il tracollo economico-finaziario”
“Continuano ad operare" cercando di "garantire un dignitoso servizio assistenziale”, ma a causa di tagli alle risorse e di un “pantano politico/burocratico” sono costrette a fare “sempre più ricorso ad esposizioni bancarie". Confindustria Chieti-Pescara chiede “immediati correttivi da parte delle Istituzioni”.
04 FEB - Se le difficoltà che si sono abbattute contro le RSA ed RA per anziani non autosufficienti e disabili “dovesse ancora perdurare senza trovare degli immediati correttivi da parte delle Istituzioni preposte ad individuare una corretta e soprattutto applicabile procedura di fatturazione della quota di Compartecipazione”, queste strutture “saranno presto nella impossibilità di continuare a garantire servizi assistenziali dignitosi alle persone ed a far fronte al pagamento delle retribuzioni delle centinaia di Operatori Sanitari che questo settore impegna”. A lanciare l’allarme è la Confindustria di Chieti e Pescara in una nota in cui si spiegano tutte le cause della economico-finanziaria delle strutture di RSA ed RA per anziani non autosufficienti e disabili, che “ha radici datate” ed è legata a motivi “plurimi e stratificati nel tempo”.
“E' bene ricordare – spiega Confindustria in una nota - che questi Enti operano in nome e per conto del Servizio Sanitario Regionale tramite la negoziazione con la Regione Abruzzo di un budget annuo costituito da rette giornaliere al fine di garantire il servizio di assistenza socio-sanitaria a questa tipologia di paziente/utente. Le rette giornaliere, stabilite dalla Giunta Regionale, furono fissate con Delibere n. 661 e 662 del 14 agosto 2002, quando ancora il costo della vita si calcolava in lire, e la norma nazionale, con DM Sanità del 15 aprile 1994, dispone la periodicità almeno triennale dell'aggiornamento delle tariffe in considerazione delle innovazioni tecnologiche, dei costi delle prestazioni, dei costi contrattuali e della vita (indice Istat). Peraltro, il budget complessivo destinato dalla Regione all'assistenza degli anziani e disabili fu all'epoca negoziato con le strutture per circa 40 milioni di euro. Oggi, a seguito dei drastici tagli inflitti alla sanità, sono scesi a 32 ml”.
Su questo già delicato e precario scenario di sostenibilità economica “si è abbattuto l'ultimo provvedimento regionale determinato dall'introduzione delle Compartecipazione da parte dell'utente alla spesa della quota sociale finora a totale carico della Regione. Ma, nonostante la stessa Regione abbia opportunamente provveduto per gli anni 2014 e 2015 a farsi garante dell'intera quota dovuta dal cittadino/comune dedicando un accantonamento di circa 16 milioni in un preciso capitolo di bilancio, le Strutture di ricovero non sono ancora riuscite a percepire nulla di dette cospicue somme che ammontano ad oltre 10 milioni di euro. Conseguenza inevitabile è l'ulteriore decurtazione del già esiguo budget di 32 milioni”.
“Questa aberrazione contabile – spiega Confindustria - viene determinata dal fatto che non si è ancora riusciti ad attivare una corretta procedura di fatturazione che coinvolga Utente, Comune e Regione, ognuna in quota parte, che ponga nelle condizioni le RSA e le RA di poter esigere le relative somme. E per l'anno 2016 la confusione che regna non sembra cessare, anzi, pare che grottescamente si complichi di più. Ciò lo si deve ad una farraginosità nelle interpretazioni delle leggi e dei regolamenti che normano l'istituto della Compartecipazione a tal punto da essere diventato terreno di battaglia politica tra opposti schieramenti e di incomprensioni istituzionali tra Regione e Comuni su chi debba fare cosa”.
“In questo pantano politico/burocratico – ribadisce Confindustria - le Strutture, sempre più asfitticamente, continuano ad operare cercando di far fronte a tutte le esigenze quotidiane per garantire un dignitoso servizio assistenziale facendo sempre più ricorso ad esposizioni bancarie che le costringono a maturare enormi debiti con annessi pesanti tassi di interessi che minano nelle fondamenta un sano equilibrio di bilancio aziendale”.
04 febbraio 2016
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